ITALIA – Se in Sicilia i contagi da Coronavirus stanno aumentando a dismisura – con il tasso di positività più alto d’Italia e un rischio zona rossa più che incombente – e le scuole non possono riaprire in sicurezza, nel resto d’Italia (salvo poche eccezioni) la zona gialla non sembrerebbe essere sinonimo di riapertura dei plessi. Il post vacanze di Natale è stato anomalo per l’argomento scuola (rientreranno solo gli alunni di Toscana, Abruzzo e Valle d’Aosta al 50%) e la Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, se n’è accorta. In un’intervista a Radio Rai 1, infatti, si è detta “molto preoccupata” per la piega che sta prendendo l’istituzione scolastica ai tempi del Coronavirus. Intanto, dato che le altre regioni italiane hanno scelto di rinviare il ritorno sui banchi degli studenti delle superiori in date che vanno dal 18 gennaio al 1 febbraio, per oggi sono previste proteste e flash mob di studenti da nord a sud, che chiedono a gran voce il ritorno a scuola.
Lucia Azzolina sta dalla loro parte e lo dice palesemente ai microfoni radiofonici: “Nelle regioni a fascia gialla tutto è aperto tranne la scuola superiore e questo creerà profonde cicatrici, i ragazzi hanno bisogno di sfogare la loro socialità. Sono molto preoccupata, oggi la Dad non può più funzionare, c’è un blackout della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati e sono preoccupata per il deflagrare della dispersione scolastica“.
Sembrerebbe certo che lo slittamento della riapertura delle scuole, soprattutto in una regione in difficoltà come la Sicilia, sia dovuto al rischio e alla paura di un aumento dei contagi o di possibili altri focolai correlati alla cosiddetta terza ondata Covid. La Ministra Azzolina, però, non ci sta e ribatte: “Il rischio zero non esiste, ma non esiste in alcun ambito. All’interno delle scuole il rischio è molto basso e lo testimoniano gli studi italiani ed europei. La scuola si è organizzata molto bene. Io ho fatto tutto quello che potevo fare, chiedo a tutti di trattare la scuola non in modo diverso di come si trattano le attività produttive“.
E riguardo le proteste la titolare del ministero dell’Istruzione ha dichiarato: “Capisco i ragazzi: il diritto all’istruzione è essenziale, sarei anch’io arrabbiata. Io ho il dovere di dire loro che il governo ha fatto tutto quello che doveva per il rientro a scuola. A maggio 2020 i medici mi scrivevano per chiedere di lasciare chiusa la scuola e così è stato, oggi ricevo lettere di tanti medici che mi chiedono di aprire le scuole: vedono le difficoltà dei loro figli. Ieri sera ho ricevuto la lettera di un anestesista“.
“Io non voglio fare alcuna polemica con nessun presidente di Regione, ma restano i fatti e i fatti vanno raccontati. Il 23 dicembre – ha ricordato Azzolina – è stata stipulata un’intesa all’unanimità con le Regioni, che hanno garantito che le superiori sarebbero ripartite con una presenza tra il 50 e il 75%. È stato fatto un lavoro enorme, coinvolgendo i prefetti su orari e bus, e anche alcune Regioni come la Toscana hanno lavorato bene. Oggi è difficile per gli studenti capire perché non si riapre: hanno ragione, capisco le loro frustrazioni e le loro difficoltà. La scuola è un diritto costituzionale, se a me l’avessero tolta probabilmente non sarei qui“.
Ha concluso parlando dell’argomento concorso straordinario, ricordando che “riprenderà, il 75% delle prove è stato svolto, i commissari potranno iniziare a correggere le prove già svolte, al più presto termineremo le prove di quel concorso, mancano 4 giorni per finire. Poi partirà il concorso ordinario“.
Immagine di repertorio
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