I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (in particolare, anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata) sono delle patologie complesse e rappresentano un serio problema di sanità pubblica per la loro crescente diffusione, l’insorgenza sempre più precoce nella popolazione giovanile e le molteplici cause alla base di tali problematiche.
Inoltre, l’emergenza sanitaria ancora in atto e le misure di restrizione a cui siamo stati sottoposti negli ultimi mesi, hanno aumentato il rischio di ricadute o di peggioramento di un disturbo alimentare già presente così come il rischio di insorgenza della patologia. Inoltre, le difficoltà di trattamento legate all’inadeguatezza dell’offerta di trattamenti psicologici e psichiatrici nel corso dell’emergenza Coronavirus contribuiscono ad aggravare ulteriormente la situazione di disagio delle persone colpite da tali patologie.
Secondo le classificazioni diagnostiche attualmente in uso, i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione includono l’anoressia e la bulimia, caratterizzate dalla presenza di una percezione distorta della propria immagine corporea e del peso, e il disturbo di alimentazione incontrollata, caratterizzato invece da un utilizzo smodato e incontrollato del cibo.
Anoressia e bulimia sembrano essere più prevalenti nelle società industrializzate, dove c’è abbondanza di cibo e dove l’essere magri rientra tra i criteri di attrattività e bellezza di una persona.
Attraverso i mass media, le immagini della perfezione fisica rappresentate dai corpi magri si sono diffuse a livello globale, determinando l’insorgenza di disturbi alimentari anche in società in cui non erano presenti prima. Anche nelle culture caratterizzate da una minore disponibilità di cibo, le persone possono aspirare ai modelli culturali delle società occidentali contemporanee.
In Italia, si registra una prevalenza dello 0.2-0.8% per l’anoressia e dell’1-5% per la bulimia, in linea con i dati forniti da altri Paesi (dati dell’Istituto Superiore di Sanità). Il 90% dei casi riguarda il genere femminile ma i disturbi alimentari sembrano essere in aumento anche nella popolazione maschile.
L’anoressia di solito fa il suo esordio nella prima adolescenza e la bulimia nella tarda adolescenza o all’inizio dell’età adulta. Il decorso e la prognosi sono variabili: alcune condizioni sono particolarmente gravi e possono compromettere gravemente la salute e aumentare il rischio di mortalità.
I disturbi alimentari non vanno considerati disturbi legati all’appetito e alla nutrizione ma veri e propri disturbi della sfera affettiva. Possiamo definire queste patologie come “malattie dell’amore”, proprio per sottolineare la dimensione affettiva di queste patologie che, pur manifestandosi nel corpo, rappresentano un’immagine del mondo interiore dell’individuo che li sperimenta. Il cibo, nella sua valenza simbolica e affettiva, viene utilizzato da questi soggetti come uno strumento per rispondere a sentimenti di vuoto che rimandano a una fame più profonda rispetto a quella del cibo, appunto una fame d’amore.
Questi disturbi richiedono un trattamento mirato sia del problema alimentare in sé sia della sua componente psichica. È fondamentale, in questo senso, cogliere sin da subito i segnali di allarme e riconoscere precocemente queste condizioni al fine di impostare tempestivamente un programma terapeutico specifico, che dovrà necessariamente essere multidisciplinare e integrato.
Nella maggior parte dei casi, il soggetto che soffre di disturbi alimentari non si rende conto del proprio disagio e, anzi, si identifica fortemente con il proprio sintomo al punto da non volersene separare. È frequente, quindi, che le richieste di aiuto provengano dai familiari e spesso il trattamento può rivelarsi particolarmente difficile.
È essenziale, dunque, promuovere un’adeguata conoscenza di queste patologie e sensibilizzare sui rischi legati a un uso improprio di diete e pratiche finalizzate al dimagrimento che possono spesso essere un fattore scatenante di un disturbo alimentare. Il primo passo per guarire è riconoscere il proprio problema, superare il senso di colpa e la vergogna, e chiedere aiuto a professionisti adeguatamente formati al trattamento di questi disturbi.