“La vita fino a te” di Matteo Bussola

“La vita fino a te” di Matteo Bussola

Che la lingua italiana sia strumento di comunicazione per 60 milioni di abitanti con o senza passaporto rilasciato agli “Italiani popolo di santi, poeti e navigatori“, è un dato diffuso da statistiche elaborate dagli organismi preposti ad approfondire il dato attraverso studi e analisi di ricerca.

Il contatto con la parola dovrebbe richiedere l’uso di guanti virtuali in modo che ogni manipolazione linguistica risulti bandita dalla sequenza di sillabe.

Della lingua italiana ne fa un magistrale impiego lo scrittore Matteo Bussola, autore di molti romanzi dove la calamita sposta l’interesse alla trama, attirata dalla qualità della scrittura, figlia indiscussa del talento narrativo.

Nel romanzo “La vita fino a te” edito da Einaudi, lo scrittore apre un forziere di emozioni sulla storia ansiosa di toccare l’anima così prolifica, così sterile di sentimenti. Acqua casta e palude, a volte il battito d’amore pulsa in un dove sbagliato. Due in due. Questo elementare calcolo matematico sottintende il percorso relazionale dietro al quale una coppia diventa uno.

Attraverso un’operazione di discernimento del proprio io nascosto nei tremori dell’anima, appare in superficie una contezza mimetizzata tra i rovi di un bacio mai dato, e poco importa se rinviene nella memoria come ritaglio inutile di un sogno.

La vita fino a te” raccoglie in quattro sezioni i vari racconti che girano intorno al tema protagonista. Il colore rosso gemella la passione, il verde custode del ricordo, il blu volge lo sguardo indietro nel tempo, la purezza del bianco non può che dare casa alla speranza.

Amore. Cinque lettere devono bastare per un’ altalena in ostaggio di pericolosi slalom a rischio della vita.
Lo scrittore si espone in prima persona mettendo nero su bianco le discese (e le inevitabili salite) che non hanno dato tregua alle angolature più ruvide del suo essere.

Sono fonti compiacenti del bisogno di ritrovarsi interi le foto recuperate nei cassetti pieni di battiti fuori controllo che riportano a casa, nel riflesso di uno specchio sincero, la bellezza di un brivido vintage.

A poco a poco Bussola si allontana da sè per dare voce scritta a stralci di vita straordinariamente comuni. E sono perle dimenticate dal tempo le storie d’amore che durano da 40 anni, come quella di Mario, 84 primavere e una penna in mano pronta a sollevare la polvere da vecchie passioni. Perché le storie restano quando la vita non resta, volano in chissà quale cielo, diventano fantasmi accanto l’ultimo respiro.

Intanto la clessidra indugia sulle tappe che scandiscono le ore consumate in fretta dalla felicità in fuga, cosa conta l’errore di un “ti amo” sbagliato se il momento ha preteso un miracolo di luce, in quel dì indelebile si resta a costo di costruire ragnatele dove andare a vivere per sempre.

“Ogni relazione è come una strada che alcuni percorrono in autobus, altri a piedi. Per i primi, i secondi saranno sempre troppo lenti. Per i secondi, i primi saranno sempre troppo veloci. Forse basterebbe solo smetterla di aspettarsi come fosse sempre l’altro a doverci raggiungere, nel punto preciso in cui abbiamo deciso di stare”

Davanti ai bivi indecisi e sfocati, ogni direzione può essere fraintesa perché suggerita dal cuore in fibrillazione, inutile la corsa sotto il riparo di una voce che si starà ad ascoltare senza sentire, perché il fremito vuole il viaggio libero da spine conficcate nel petto.

“Abbiamo concluso che sono state le persone giuste, l’opportunità che ci hanno offerto di vederle e vederci, a farci capire che la vita è proprio quella roba che si infila tra le pieghe dei minuti come briciole tra le lenzuola, e l’unico ordine che richiede é di lasciar spazio a quel che arriva e all’amore che vedi”

E poi lei. Si chiama Paola, professione sceneggiatrice di fumetti, dal 2006 scrittrice di romanzi pubblicati da Rizzoli. Da Matteo Bussola ha avuto tre figlie, una famiglia costruita sull’accettazione delle singole identità, perché se così non fosse, entrerebbe in campo la smania di radere al suolo la vetta felice.

Qui, la Celebrazione del quotidiano merita il maiuscolo, perchè la scalata è stata faticosa e non priva di ostacoli. Alla comunione di intenti si arriva dopo aver ridotto in polvere l’egoismo osannato in tempi acerbi come compagno di libertà.

Stessa meta per due, crescere insieme nella consapevolezza che nel dedalo di paure nessuno ha motivo di perdersi tra falsi miraggi perché questo DUE esiste per raddoppiare le forze.

“L’amore non ci completa ma ci comincia”

Frase meritoria di una lavagna virtuale su cui incidere la lezione di Matteo Bussola, cattedra di una parola al miele, maestra di un orizzonte senza fine.

Con il sigillo mimetico della punteggiatura, il lettore ha vissuto l’intensa esperienza emotiva di un’ autobiografia assorbita sottovoce per non svegliarsi dai troppi “se” in processione. Comprensibile l’umano sentire quanto lo scrittore sia stato generoso nel racconto di sè, a farsi piccolo dietro una trasparenza del cuore che ripete millemila volte il suo rito.

La narrativa d’autore ha ispirato l’input per virare la vela quando il vento si distrae dalla sua potenza. Dalle onde assopite la poesia a due respiri non tarderà.

sara