ITALIA – È scontro all’interno del governo. Durante il confronto tra i vertici, in occasione del Consiglio dei ministri, è esplosa la polemica sul tema ritorno a scuola, arrivando solo dopo alcune tensioni alla decisione di posticipare la data di inizio.
C’era chi si batteva per riprendere il 7 gennaio come inizialmente stabilito e come ritenuto opportuno dalla ministra Azzolina, ma c’era anche chi chiedeva un rinvio fino a giorno 15. Così si è arrivati a un compromesso: le scuole superiori torneranno in aula l’11 gennaio con il 50% della didattica in presenza come previsto.
Molte Regioni tra cui Veneto, Friuli Venezia-Giulia e Marche, avevano già presentato un’ordinanza regionale che contempla il rinvio dell’apertura delle superiori a giorno 31 gennaio. Ordinanze di cui il ministro Boccia chiederà il ritiro per uniformare il tutto a livello nazionale. Tale situazione avrebbe influito sul dietrofront del governo avvenuto nella scorsa notte, scegliendo così una via di mezzo per tutti.
Non solo. A far cambiare idea c’è stata anche la rivalutazione dei parametri dell’indice Rt. L’8 gennaio è prevista la comunicazione dei nuovi dati in merito all’andamento del Covid, monitorato dall’Istituto superiore di sanità. I numeri saranno decisivi poiché, se alcune Regioni passeranno in zona arancione o rossa, a prescindere le scuole superiori rimarrebbero chiuse.
Per cui, il decreto legge approvato nella notte prevede il rinvio a giorno 11 per le scuole superiori, mentre conferma il rientro in classe giorno 7 per gli alunni delle scuole elementari e medie.
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