ITALIA – “Propongo una colletta per pagare ai novax gli abbonamenti Netflix per quando dal 5 agosto saranno agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci“. Sono queste le parole del virologo Roberto Burioni poco dopo l’annuncio dei provvedimenti del Governo Draghi sul Green Pass obbligatorio e sulle nuove misure anti-Covid in Italia (ne abbiamo parlato qui).
Delle parole infelici, specialmente se pronunciate da una persona che dovrebbe rappresentare la categoria medici e ispirare prima di tutto fiducia e sicurezza. Per la scelta lessicale discutibile, il messaggio su Twitter ha scatenato non poche polemiche in tutta Italia.
Sono toni ben diversi da quelli utilizzati in un altro tweet, scritto non molte ore dopo: “I vaccini sono sicuri, efficaci e vi permettono non solo di andare al ristorante, ma anche di evitare di finire in rianimazione. Vaccinandovi renderete più sicura la nostra comunità per voi e per tutti. Vaccinatevi serenamente prima che potete. Non c’è altro da dire”.
Questo è sicuramente un messaggio più adatto a dare una spinta alla campagna vaccinale, assieme alla pubblicazione di dati sull’efficacia. Tuttavia, è stato il messaggio “cattivo” a fare il giro dell’Italia, a scatenare la sfiducia collettiva e a incentivare quello scontro sì-vax/no-vax che rischia di trasformarsi, lentamente ma inesorabilmente, in una “guerra civile” combattuta prettamente sui social.
E non toccherebbe al mondo medico incentivare tale “guerra”. In un momento in cui la questione dell’obbligo di Green Pass fa già molto discutere (ieri numerose manifestazioni contro l’iniziativa si sono tenute in tutta Italia, Sicilia compresa), utilizzare etichette non proprio rispettose può essere pericoloso almeno quanto i paragoni azzardati (ha fatto discutere, ad esempio, quello tra il Green Pass e il nazismo) o il complottismo.
Non si tratta di dire “sì” o “no” al vaccino, essere o meno d’accordo con gli utilizzi della certificazione verde proposti, ma semplicemente di fare in modo che la situazione (sanitaria come sociale) non peggiori ulteriormente, evitando estremismi e cercando di far tornare a prevalere il buon senso, il rispetto e la considerazione dell’opinione altrui.
Sembra essere questo il punto di molti che commentano il tweet di Burioni o quelli che azzardano paragoni con il nazismo sul fronte opposto: il sì o il no al vaccino va bene, in fondo è una scelta personale, ma i toni devono rimanere civili se si vuole vincere collettivamente contro il Covid e non alimentare scontri controproducenti e prolungare ulteriormente una situazione drammatica per tutti.
Immagine di repertorio
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