ITALIA – Ci accingiamo a commemorare un anno dall’inizio del primo lockdown, unico nazionale, in Italia. Come sappiamo, il Covid, oltre a farci cambiare molte delle nostre abitudini e mettere in pericolo la nostra salute, ha colpito fortemente e gravemente la nostra economia.
L’Istituto Nazionale di Statistica, nel report pubblicato, come sospettabile, purtroppo, mostra un incremento importante nel numero di poveri assoluti, oltre un milione di persone in più.
I dati della povertà assoluta in Italia
Le stime preliminari del 2020 indicano valori sconcertanti: l’incidenza di povertà assoluta, infatti, è in crescita sia in termini familiari (da 6,4% del 2019 al 7,7%), con oltre 2 milioni di famiglie, sia in termini di individui (dal 7,7% al 9,4%) che si attestano a 5,6 milioni.
“Nell’anno della pandemia si azzerano i miglioramenti registrati nel 2019 – spiegano gli esperti -. Dopo quattro anni consecutivi di aumento, si erano infatti ridotti in misura significativa il numero e la quota di famiglie (e di individui) in povertà assoluta, pur rimanendo su valori molto superiori a quelli precedenti la crisi avviatasi nel 2008, quando l’incidenza della povertà assoluta familiare era inferiore al 4% e quella individuale era intorno al 3%. Pertanto, secondo le stime preliminari del 2020 la povertà assoluta raggiunge, in Italia, i valori più elevati dal 2005 (ossia da quando è disponibile la serie storica per questo indicatore)“.
Il peggioramento dei dati statistici sulla povertà assoluta è marcato, rispetto alle rilevazioni degli anni scorsi, soprattutto nelle regioni del Nord Italia, con oltre 218mila famiglie in più in condizioni di povertà assoluta rispetto all’anno precedente (più di 720mila individui), con un’incidenza che passa dal 5,8% al 7,6% a livello familiare e dal 6,8% al 9,4% in termini di individui.
Ciononostante, non migliore la situazione nel Mezzogiorno, dove le persone povere crescono di quasi 186mila unità, si confermano le incidenze di povertà più elevate: il 9,3% per le famiglie (dall’8,6% dell’anno precedente) e l’11,1% per gli individui (dal 10,1%). Nel Centro, infine, sono in povertà quasi 53mila famiglie e circa 128mila individui in più rispetto al 2019.
La differenziazione dei dati rispetto al Comune di residenza le differenze è meno pronunciata: l’incidenza di povertà assoluta passa dal 5,9% al 7,3% nei Comuni centro di area metropolitana, dal 6% al 7,6% nei Comuni periferia di area metropolitana e nei Comuni con più di 50mila abitanti e dal 6,9% al 7,9% nei restanti piccoli Comuni.
Le famiglie numerose e monogenitoriali le più colpite
A eccezione delle famiglie unipersonali, che presentano un’incidenza di povertà stabile (5,7%), una più ampia diffusione della povertà assoluta riguarda tutte le famiglie, ma in misura più rilevante quelle con un maggior numero di componenti. Se, infatti, fino a quattro componenti l’incremento si mantiene sotto i due punti percentuali o poco più (per le famiglie di due persone passa dal 4,3% al 5,7%, per quelle con tre dal 6,1% all’8,6%, per quelle con quattro dal 9,6% all’11,3%), per quelle con almeno cinque persone peggiora di oltre 4 punti, passando dal 16,2% al 20,7%.
A veder peggiorare la propria condizione sono soprattutto le famiglie monogenitore (l’incidenza passa dall’8,9% all’11,7%), le coppie con un figlio (da 5,3% a 7,2%) e quelle con due (dall’8,8% al 10,6%).
La presenza di figli minori espone maggiormente le famiglie alle conseguenze della crisi, con un’incidenza di povertà assoluta che passa dal 9,2% all’11,6%, dopo il miglioramento registrato nel 2019.
L’incidenza di povertà tra gli individui minori di 18 anni sale, infatti, di oltre due punti percentuali – da 11,4% a 13,6%, il valore più alto dal 2005 – per un totale di bambini e ragazzi poveri che, nel 2020, raggiunge 1 milione e 346mila, 209mila in più rispetto all’anno precedente. La situazione peggiora anche tra gli individui nelle altre classi di età, ad eccezione degli ultra 65enni per i quali l’incidenza di povertà rimane sostanzialmente stabile.
Come spesso accade, anche e soprattutto quest’anno, gli anziani con reddito di pensione si trasformano in veri e propri “ammortizzatori economico-sociali“, garantendo entrate regolari e riducendo il rischio di povertà assoluta.
Crolla la spesa media mensile delle famiglie
Secondo le prime stime degli esperti, nel 2020, la spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è pari pari a 2.328 euro mensili in valori correnti, in calo del 9,1% rispetto ai 2.560 euro del 2019, in perfetta linea con la diminuzione generale del Pil. Si tratta del calo più accentuato dal 1997.
Nel corso dell’anno del Coronavirus, le spese per consumi hanno seguito un andamento condizionato dalle restrizioni imposte dalle misure di contrasto alla pandemia via via introdotte. Il calo complessivo del 9,1% è infatti determinato dalle variazioni tendenziali, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari a -4,7% nel primo trimestre, -17,4% nel secondo, -4,5% nel terzo e -9,5% nel quarto trimestre dell’anno.
Il calo delle spese per consumi delle famiglie è diffuso su tutto il territorio nazionale ma risulta più intenso nel Nord Italia (-10%), seguito dal Centro (-8,9%) e dal Mezzogiorno (-7,3%).
In valori assoluti, però, la spesa media più elevata si osserva come sempre nel Centro-nord, dove si attesta poco sopra i 2.500 euro mensili, a fronte dei circa 1.900 euro che si registrano invece nel Mezzogiorno.