SAN GIUSEPPE JATO – Giuseppe Forlani, Prefetto di Palermo ha visitato in queste ore i luoghi dove esattamente 26 anni fa, 11 gennaio 1996, il 12enne Giuseppe Di Matteo fu strangolato e poi sciolto nell’acido dal boss latitante Giovanni Brusca.
In compagnia del Prefetto vi era il fratello del piccolo Giuseppe, Nicola Di Matteo. L’unica “colpa” del giovane fu quella di essere il figlio di Santo Di Matteo, pentito di Cosa Nostra.
L’edificio si trova in contrada Giambascio nei pressi di San Cipirello, in provincia di Palermo. “Pensare a quello che è accaduto in questo luogo e a quello che dovuto subire un bambino induce a riflettere, ma soprattutto conferma che bisogna mantenere altissima la guardia nei confronti della criminalità organizzata in questi territori“, ha dichiarato all’Ansa il Prefetto.
All’esterno dell’edificio – luogo di prigionia di Di Matteo – sono stati piantati alcuni alberi, mentre i commissari prefettizi di San Giuseppe Jato hanno presentato un parco urbano che sorgerà nei terreni confiscati alla famiglia Brusca. Inoltre una statua blasonata del piccolo Di Matteo sarà collocata nell’aula del Consiglio comunale.
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