Ginnastica ritmica, a Catania un campionato nazionale: sullo sfondo le denunce delle atlete

Ginnastica ritmica, a Catania un campionato nazionale: sullo sfondo le denunce delle atlete

CATANIA – Si sta svolgendo a Catania il campionato italiano individuale di specialità Gold junior e senior di ginnastica ritmica che assegnerà alle ginnaste i titoli nazionali al cerchio, clavette, nastro e palla. Le gare si concluderanno domenica e stanno partecipando oltre 300 ginnaste dai 14 anni in su, provenienti da tutta Italia.

Ai nostri microfoni è intervenuto Franco Musso Consigliere nazionale della federazione italiana di ginnastica: “Ospitare sul territorio realtà così importanti crea un movimento di persone ed economico non indifferente. Io lo chiamo turismo sportivo e dura 365 giorni l’anno, dato che le preparazioni e le gare non si fermano, è quasi sempre possibile organizzare eventi sportivi che fanno la differenza per la città che li accoglie“.

È possibile portare avanti un Campionato Italiano nella nostra città solo se tutti collaborano alla realizzazione, dal comune agli enti sportivi” sostiene Musso.

Denunce nella ginnastica azzurra

In questo periodo il mondo della ginnastica ritmica è stato scosso dalle denunce che sono arrivate dalle atlete che fanno parte della Federazione nazionale ginnastica. La prima dichiarazione è arrivata da Nina Corradini, 19enne che ha lasciato le Farfalle nel 2021 e ha dichiarato di non essere riuscita a reggere le pressioni mentali imposte dalle allenatrici. Dopo di lei, hanno rotto il silenzio anche Anna BastaGiulia Galtarossa.

A Catania a rompere il ghiaccio è stata Alice Aiello che ha denunciato la condizione vissuta.

Non eravamo a conoscenza di tutto quello che è emerso – afferma Musso ai nostri microfoni -, la Federazione nazionale ha istituito prima che tali episodi emergessero il ‘Safeguarding office‘”.

Il “Safeguarding office” si pone l’obiettivo di attuare misure di prevenzione e protezione necessarie a contrastare gli abusi e le violenze in ambito sportivo, si pone come guida a supporto di tutti gli attori coinvolti per la gestione del rischio di abusi, maltrattamenti, violenze e come strumento di formazione per prevenire ogni tipo di danno nei confronti degli atleti.

Noi siamo stati i primi a creare tale realtà, in quanto come Federazione – continua – siamo interessati a tutelare e salvaguardare i nostri tesserati. Lottiamo per risolvere i problemi che si presentano, specialmente quando così delicati. Puntiamo ad atleti che stanno bene sia dal punto di vista mentale che fisico, perciò preferiamo ottenere riconoscimenti e meriti nel mondo dello sport prestando la massima attenzione e rispetto all’individuo” conclude Musso.