CATANIA – Una storia di sacrifici, dolore, sofferenza e un’immensa quantità di passione, quella di Alice Aiello, una giovane ginnasta catanese che ieri ha deciso di raccontare la sua drammatica esperienza con la ginnastica ritmica.
Alice ha deciso di condividere il suo vissuto attraverso un post Facebook in cui ha messo in luce le terribili conseguenze con cui per anni ha dovuto fare i conti pur di inseguire il suo sogno.
Il racconto
“Avevo 11 anni e mezzo quando decisi di trasferirmi a Chieti – spiega la giovane – per realizzare i miei sogni, mia mamma e mia sorella vennero con me per non lasciarmi sola, mentre mio papà continuava a lavorare e a venirci a trovare ogni mese… All’inizio tutto rose e fiori, poi iniziarono i primi problemi, che io troppo piccola, non riuscivo neanche a capire, ma i miei genitori si… pesavo si e no 30 chili quando mi trasferii li ma già dal primo momento, come per prassi, mi fecero salire sulla bilancia… io ho avuto la fortuna di essere stata sempre magra di natura, ma ogni giorno anche 2 volte al giorno venivo pesata lo stesso“.
“Sapevo di essere magra ma tutte le mattine avevo l’incubo delle conseguenze che potevano avere quei 100 grammi in più sulla bilancia e più passavo il tempo in quella palestra e più il mio corpo si ammalava senza che io me ne rendessi conto“.
Alice si è soffermata anche sulla violenza psicologica che le è stata inflitta nel corso del tempo. Secondo le sue allenatrici, continuare a frequentare il liceo avrebbe compromesso la carriera sportiva della giovane che, nonostante tutto, è riuscita a proseguire i suoi studi, senza lasciarsi influenzare da coloro che la circondavano.
“Erano tante le torture psicologiche – ha scritto – e non riguardavano solo il peso, per me era un incubo anche la scuola, per le mie allenatrici la scuola doveva essere vietata, non sarei mai diventata una brava ginnasta se continuavo ad andare scuola, il 90% delle mie compagne aveva accettato questo compromesso e si era trasferita alla scuola privata, io ero rimasta una delle poche a continuare a frequentare le scuole statali, fu l’inizio del mio tormento, ogni giorno, ogni ora mi veniva ricordato che non sarei mai arrivata da nessuna parte se continuavo a frequentare il liceo“.
La ginnasta ha sottolineato più volte l’appoggio ricevuto dalla madre e dal padre, che hanno sempre rappresentato per lei un insostituibile punto di riferimento: “I miei genitori hanno sempre difeso le mie scelte, mio padre veniva apposta dalla Sicilia solo per parlare con le mie allenatrici, lo faceva per il mio bene, ma ogni volta che finiva la loro chiacchierata io sapevo già le conseguenze che sarebbero ricadute su di me durante gli allenamenti futuri. La frase più carina che i miei genitori si sono dovuti sentire dire è stata “la ginnaste dovrebbero essere tutte orfane” e neanche ve lo dico che gesto ha fatto mio papà“.
Straziante il racconto della giovane che ha proseguito raccontando un aneddoto che lascia senza parole: “A 14 anni durante i miei unici 10 giorni di vacanza estivi mi ricordo che ingrassai 2 chili, invece che 36 kg tornai in palestra che ne pesavo 38 kg, mi aspettava la solita ‘pesata’ ma ero sicura che sarebbe andata bene perché ero cresciuta in altezza, invece mi sbagliavo, mi hanno mandato a correre fuori dal palazzetto sotto al sole finché non sono tornata al peso di partenza“.
“Pensavo che la mia mente fosse forte, pensavo che sarei riuscita a superare tutto, ma anche lì mi sbagliavo“, ha aggiunto la ragazza raccontando l’illusione in cui per tanto tempo ha vissuto, nella convinzione di riuscire a superare da sola una sfida che probabilmente nessuno riuscirebbe ad affrontare senza il giusto supporto.
“Per me era diventato un inferno”
Dopo anni di sofferenze indescrivibili, non sono tardate ad arrivare le conseguenze della drammatica esperienza: “A 14 anni il mio corpo ha smesso di crescere, rimanevo piccola, mentre le altre diventavano sempre più alte. I miei genitori si preoccuparono e mi fecero controllare. La lastra al polso indicava che la mia età ossea era rimasta quella di una bambina di 9 anni (quando ne avevo quasi 15) e le analisi per gli ormoni della crescita erano totalmente sballate. Continuavo a mangiare bene, mia mamma mi ha sempre aiutata in questo, ma la mia mente, tartassata ogni giorno, aveva deciso di bloccarsi, senza che io lo capissi. Ho iniziato a soffrire di mal di testa, prima una volta ogni tanto poi sempre più frequenti fino ad averli tutti i giorni“.
“Ero una bambina molto educata – ha raccontato – ma soprattutto chiusa, mostravo agli altri sempre il sorriso anche quando stavo morendo dentro, per questo i miei genitori nonostante la preoccupazione continuavano ad appoggiarmi e a proteggermi nella mia scelta di continuare. A 15 anni non riuscivo più a nascondere tutto quello che provavo dietro un sorriso e decisi di scrivere una lettera a mia mamma, perché non riuscivo a voce a dire tutto quello che mi stava succedendo. Da lì i miei non dubitarono un attimo e mi portarono via da quello che per me era diventato un inferno“.
Dal dolore alla rinascita: “Ho ritrovato la felicità”
“Fabriano mi accolse e dopo i primi allenamenti il mio corpo decise di liberare tutto quello che per anni avevo tenuto dentro, sono rimasta a casa un mese con febbri fortissime e un’infezione alla bocca che non mi faceva neanche mangiare. Dopo questa brutta esperienza, tra ricoveri e svenimenti, sono tornata in palestra e a scuola, barcollante perché non mi reggevo in piedi, ma finalmente felice. Iniziai, grazie al mio medico omeopata, una cura e finalmente la mia crescita si sbloccò, se ora sono alta 1.79 è solo grazie a lui“.
“Passai gli ultimi anni della mia carriera dentro quella palestra, i problemi c’erano ovviamente, come in tutti gli sport ad alto livello, ma finalmente avevo trovato un posto dove la salute del mio corpo veniva al primo posto, per me ma anche per July la mia allenatrice, che appena mi vide disse ‘devi arrivare almeno a 45 kg prima di iniziare ad allenarti di nuovo‘ e questa frase non me lo scorderò mai, per me era incredibile che qualcuno mi dicesse di ingrassare perché ero troppo magra. Ero finalmente serena“.
“Io ero forte, lo sono sempre stata, ma è solo grazie alla mia famiglia se sono riuscita ad uscirne sana. Non finirò mai di ringraziarvi per avermi protetto ed accudito senza però tarparmi le ali, i traguardi che ho raggiunto nello sport che amavo e che continuo ad amare, sono solo grazie a voi“.
“Tutto questo per dire alle bimbe e alle ragazze che amano questo sport che i problemi ci saranno sempre, non è uno sport facile, ma non siete sole, chiedete aiuto, io quando finalmente ho deciso di farlo ho ritrovato la mia felicità“.
“Alla fine ho smesso perché ormai a 18 anni sentivo che era più importante seguire i miei principi piuttosto che sottostare alle dinamiche che ci sono dietro a questo sport meraviglioso che purtroppo però vive in un mondo marcio“.
“Cercate sempre la vostra felicità, mai quella degli altri“. Ha concluso così Alice che ha deciso di raccontare un passato doloroso, nella speranza di poter essere un esempio per chi vive una situazione analoga.
La risposta alle critiche: “Non avrei smesso per nessun motivo al mondo“
“Vorrei chiedere al quel padre che ha scritto che nessuno ci puntava una pistola alla testa per restare in palestra, a tutte quelle allenatrici che hanno condiviso questo pensiero e quelle altre che stanno scrivendo che non ci sono più ginnaste di una volta che noi siamo troppo fragili… avete mai visto gli occhi di una bambina che ama veramente questo sport? Ecco i miei nella prima foto“.
“Non avrei smesso per nessun motivo al mondo, per questo ho sopportato tutto quello che mi è successo e quello che succedeva alle mie compagne. Il mio sogno era fare ginnastica ritmica, non vincere. E vorrei dire a tutte quelle altre persone che dicono che ‘per fare questo sport ci vuole sacrificio e non lamentele’ che noi il sacrificio l’abbiamo conosciuto bene“.