CATANIA – Il diritto allo studio è contemplato dalla Costituzione italiana. Lo Stato ha il dovere di garantire la libertà di accesso al servizio e sostegno a chiunque non possegga i mezzi necessari per sostenere i costi della propria formazione. Anche gli enti locali, regionali e provinciali, però, devono offrire, nei limiti delle loro competenze specifiche e delle loro disponibilità finanziarie, strumenti per affrontare il percorso educativo. Tra questi, anche se può sembrare banale, vi è la garanzia di poter raggiungere qualsiasi istituto di formazione scelto in maniera agevole e a un prezzo accessibile con il trasporto pubblico.
Questo diritto, purtroppo, è tutt’altro che scontato: tanti studenti, infatti, ammettono di avere dei problemi con i mezzi pubblici, come tratte non coperte dal servizio o eccessivamente lunghe, costi elevati e orari non rispettati. Un fattore di stress non indifferente, che spesso pregiudica notevolmente la serenità degli studenti pendolari nei confronti dello studio e condiziona le loro scelte. Quanti, per esempio, cambiano idea sull’istituto da frequentare con giustificazioni come “La scuola x è troppo lontana”, “Lì non mi potrebbe accompagnare nessuno” o “Dovrei alzarmi alle 5 per arrivare in tempo”? Tanti.
Certamente, chi desidera frequentare una scuola o una facoltà universitaria specifica trova il modo di farlo, ma spesso a costo di grandi sacrifici, dovuti principalmente ai disagi creati da un sistema di trasporto pubblico con diverse imperfezioni.
Si tratta di un problema che viene discusso spesso, specialmente in territori dove la questione dei trasporti pubblici è particolarmente “calda”, come il capoluogo etneo. Basta ascoltare le conversazioni delle madri sulle “mattine difficili” dei figli, di ragazzi ancora assonnati prima dell’inizio delle lezioni o esausti dopo la loro conclusione o di giovani preoccupati per il malfunzionamento di alcuni servizi: poche parole sono sufficienti a comprendere la necessità di un sistema di trasporto pubblico efficace e garantito per il benessere collettivo.
Anche se la situazione catanese non è tra le più rosee del panorama nazionale, bisogna ammettere che recentemente sono stati fatti dei progressi significativi. Tra le novità più gradite vi è sicuramente il potenziamento della metropolitana: fino a pochi anni fa era poco utilizzata, quasi sconosciuta, mentre oggi sembra costituire un servizio fondamentale per la popolazione etnea, a tal punto che anche i quartieri periferici (Monte Po e Cibali, dove i lavori sono già in corso da tempo, in prima linea) richiedono l’estensione del percorso per poterne usufruire. Generalmente puntuale, frequente e a basso costo (gratis per gli studenti universitari, una “rivoluzione” lodata anche a livello nazionale), la metropolitana rappresenta una vera e proprie fonte di salvezza per i cittadini di Catania Centro, ma anche di alcuni quartieri periferici (come Nesima e San Nullo) e perfino di diversi paesi etnei, principalmente grazie all’attivazione di navette gratuite e alla vicinanza delle stazioni a importanti parcheggi scambiatori, nei pressi dei quali transitano anche linee delle principali aziende di trasporti.
Meno agi spettano agli abitanti di altri paesi etnei, che non possiedono un collegamento diretto tra loro o con le aree coperte dai servizi Amt ed Fce. Nessun territorio sembra essere interamente isolato, ma il trasporto è decisamente più problematico in alcune aree piuttosto che in altre.
Recente e particolarmente dibattuto, ad esempio, è il caso del territorio di San Pietro Clarenza. La sospensione della linea Amt 556 ha scatenato la rabbia dei cittadini, che non hanno più la possibilità di raggiungere il centro del capoluogo etneo con un servizio a basso costo (il servizio Ast, per quanto disponibile in più fasce orarie, prevede tariffe più alte). Si tratta di una questione che affligge soprattutto due categorie: lavoratori e studenti. Il vicino comune di Camporotondo Etneo non si trova in una situazione migliore: il servizio Ast disponibile, infatti, pare raggiungere solo poche aree di Catania, escludendo diverse zone dove sono situati istituti professionali e tecnici, licei e sedi universitarie. Anche la bassa frequenza delle corse, in alcuni casi, viene indicata dagli utenti come una “pecca” del servizio.
Altri territori, come Tremestieri Etneo, Pedara, San Giovanni La Punta e Sant’Agata Li Battiati, non sono estranei alle difficoltà legate alla lontananza dal centro di Catania e allo spostamento senza mezzi privati. Anni di segnalazioni e accordi delle autorità competenti, però, hanno portato a un buon risultato lo scorso maggio: l’attivazione dello Speedy Bus e del Rapid Bus, collegamenti rapidi alle aree centrali del capoluogo etneo con più fermate lungo il percorso.
La Circumetnea mette a disposizione degli studenti di territori storicamente più “isolati”, come quelli di Paternò, Adrano e Randazzo, delle autolinee per il collegamento con Catania. Tuttavia, raggiungere gli istituti di quei territori risulta abbastanza difficoltoso per gli studenti provenienti dal centro o, caso più frequente, dai comuni a essi più vicini. Per territori altrettanto “lontani” dal centro, come Acireale, sono disponibili autobus extraurbani ma anche treni, che però conducono principalmente nel territorio compreso tra la Stazione Centrale e via Etnea (con poche eccezioni), escludendo diverse zone altrettanto centrali del capoluogo provinciale.
I servizi di trasporto pubblico offerti sono indispensabili per tutti, ma in maniera particolare per gli studenti. Nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, che rappresentano un primo passo nella direzione giusta, è necessario apportare ulteriori cambiamenti in termini di frequenza delle corse e di mantenimento dei costi. Incentivare i collegamenti tra le aree periferiche e quelle centrali e tra i paesi dell’hinterland etneo, ridurre le tariffe dei mezzi per gli studenti (specialmente quelli costretti a percorrere numerosi chilometri per raggiungere la propria destinazione) e creare nuove linee di collegamento sono svolte da compiere per rendere il capoluogo etneo una città “a misura di studente” e garantire a ciascuno di essi la possibilità di effettuare le proprie scelte liberamente, senza pensare al problema del trasporto.
Immagine di repertorio da Pixabay
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