Coronavirus, le paure e le speranze degli studenti catanesi sull’emergenza sanitaria

Coronavirus, le paure e le speranze degli studenti catanesi sull’emergenza sanitaria

CATANIA – Da qualche giorno la Sicilia insieme al resto dell’Italia, è ripiombata nell’incubo delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria da Coronavirus.

Smart working, didattica a distanza, divieto di uscire dal proprio comune e autocertificazioni sono solo alcune delle misure restrittive che riportano i cittadini indietro di qualche mese, quando erano bloccati in casa a causa della chiusura totale.

Cosa sia cambiato ancora non è chiaro, ma le nuove disposizioni dettate in extremis dal governo tecnicamente mettono imprenditori e commercianti nella posizione di non poter lavorare e ai più giovani di non poter frequentare le attività didattiche tradizionali, obbligandoli nuovamente alla didattica a distanza.

E così per l’ennesima volta si chiudono le porte dell’unico luogo in cui contemporaneamente si dava spazio alla formazione didattica, sociale ed emotiva degli studenti.

Nei mesi scorsi sono stati numerosi gli interventi di politici, esperti e tecnici che si sono pronunciati su cosa fosse giusto fare per gestire al meglio i contagi e il diffondersi del Covid-19 all’interno delle strutture scolastiche, ma pochi si sono espressi su cosa fosse più corretto per il loro benessere, mettendo in primo piano le esigenze degli studenti.

Lo abbiamo chiesto ad alcuni studenti iscritti al primo anno di scuola superiore per capire cosa ne pensano dell’emergenza sanitaria e come la stanno affrontando.

Quali sono le paure tue e dei tuoi compagni di classe o amici? 

La mia paura più grande è quella di non potere più uscire liberamente, sono anche preoccupato di poter essere contagiato e di contagiare a mia volta le persone che mi stanno accanto“, risponde uno studente del primo anno di liceo.

Alla stessa domanda un coetaneo afferma: “La mia più grande paura, causata da questa grave situazione, è potermi ritrovare positiva e mettere a rischio le persone che amo“.

Ho paura che il numero dei contagi salga così tanto da impedirci di poter riprendere la stessa vita di prima“, afferma un altro adolescente catanese.

Come stai vivendo questa situazione? 

Tranquillamente, certo un po’ di ansia ma comunque sono abbastanza tranquilla” risponde un’altra studentessa al primo anno di scuola superiore.

Un’altra studentessa, invece, descrive il suo stato d’animo così: “La situazione la vivo un po’ tra alti e bassi, certo i bassi sono la maggioranza, le videolezioni stancano abbastanza e a parer mio sminuiscono ciò che davvero è la scuola. È anche brutto non poter vedere con frequenza i miei amici e sopratutto è molto triste non poter salutare i miei parenti di una certa età ,come mia nonna, per mantenerli il più possibile al sicuro

Cosa ti preoccupa maggiormente di questo periodo?

Mi preoccupa un po’ tutto ciò che stiamo vivendo, l’anormalità sta diventando quasi normalità”, spiega ancora un altro giovane.

Come immagini il “dopo pandemia”? 

“Prima di riabituarci alla vita normale, dopo la pandemia, ci vorrà del tempo. Sicuramente ci sarà ancora gente che porterà dietro con se mascherina, disinfettante o manterrà ancora una certa distanza di sicurezza. Mi auguro che tutto possa ritornare alla mia vita di un anno fa, quando gli abbracci erano fondamentali per stare bene e adesso è fondamentale non darli per stare bene“, conclude una giovane studente catanese.

“Immagino il dopo pandemia ricco di abbracci e baci. Finalmente torneremo a sorridere come prima e a goderci ogni momento senza più l’ansia che ci accompagna in questo periodo”, scrive l’ultimo studente intervistato.

Mentre ai più giovani e agli adolescenti non resta che sognare un “dopo emergenza” normale e pieno di questi gesti quotidiani che i cittadini, giovani e meno giovani, sono stati obbligati a mettere da parte, agli adulti non resta che progettare una serie di interventi atti a risanare le paure e le ansie diffuse in questi 8 mesi.

Il rischio che si corre è che i provvedimenti di tamponamento in atto, possano avere un risvolto positivo solo sulla diffusione del Coronavirus. Ma la salute pubblica non passa solo dal benessere fisico e dalle Terapie Intensive “libere” dai ricoverati per il Covid, quanto piuttosto da un equilibrio generale che comprende anche gli aspetti psicologici, se non si comincia ora a strutturare un piano di sostegno per le persone traumatizzate, la salute pubblica continuerà ad essere in bilico.

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Fonte foto freepik.com