Decreto dignità, lotta alla ludopatia: stop alla pubblicità di giochi e scommesse

Decreto dignità, lotta alla ludopatia: stop alla pubblicità di giochi e scommesse

CATANIA – Stato italiano e gioco d’azzardo, un rapporto da sempre controverso. Se da un lato, infatti, lo Stato finanzia campagne contro la ludopatia, dall’altro guadagna (molto) dalla diffusione di giochi e scommesse.

Negli ultimi anni, infatti, il livello di tassazione sul gioco d’azzardo (una delle principali forme di dissuasione dal gioco) è aumentato fino a diventare il più alto rispetto ai principali paese europei.

Un aumentato determinato anche dalla crescita del mercato dei giochi, dovuta in buona parte alla possibilità di poter giocare attraverso internet, un fattore che determina anche un maggior rischio di dipendenza.

L’articolo 8 del Decreto dignità punta a contrastare il crescente fenomeno della ludopatia, sia attraverso la tassazione massiccia, sia bloccando ogni forma di pubblicità, anche indiretta, su giochi e scommesse con vincite di denaro.

In caso di violazione, sono previste sanzioni pari al 5% del valore del contratto di sponsorizzazione, a partire da un minimo di 50mila euro. Ma le regole non sono uguali per tutti, dal momento che, come si legge nel decreto, “la misura non si applica ai contratti in essere e alle lotterie a estrazione in differita, come la Lotteria Italia”. Dal divieto sono anche esclusi “i loghi sul gioco sicuro e responsabile dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli“, vale a dire che i giochi di Stato non subiranno gli effetti del decreto.

Per chi infrange il divieto durante spettacoli dedicati ai minori, le sanzioni oscilleranno tra i 100mila e i 500mila euro. Tutti gli incassi saranno destinati al fondo per il contrasto al gioco d’azzardo patologico.

Dal primo gennaio 2019 il blocco si allargherà anche alle sponsorizzazioni per eventi, manifestazioni, attività, programmi, prodotti o servizi. E a tutte le altre forme di comunicazione: citazioni visive e acustiche, sovrimpressioni di nome, marchio, simboli, attività o prodotti.

Ma ci sono due fronti sui quali il decreto non interviene: videolottery e slot machine, le due forme di gioco d’azzardo che sembrano provocare maggior dipendenza.

Si salvano anche i contratti di pubblicità in corso di esecuzione alla data di entrata in vigore del decreto: le pubblicità (negli stadi, su maglie, sui cartelloni, in tv, nei programmi) spariranno solo quando i contratti scadranno, quindi anche tra qualche anno.

Proprio dal mondo del calcio, quello più colpito dal Decreto dignità, perché quello nel quale sono presenti in misura maggiore pubblicità e sponsorizzazioni di scommesse, arrivano due prese di posizione diametralmente opposte.
Se a favore del “sì” si schiera Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori, dichiarando che “lo stop alla pubblicità del gioco d’azzardo è la scelta giusta“, per il partito del “no” si pronuncia Gaetano Miccichè, presidente della Lega Serie A, preoccupato per “la tenuta occupazionale e lo sviluppo del calcio italiano e del suo indotto e per il rischio che si incrementi il ricorso al gioco d’azzardo clandestino“.