CATANIA – Il recente suicidio di un imprenditore edile catanese ha riaperto le polemiche riguardo la crisi edilizia che da anni investe il territorio isolano.
Il presidente di Ance Sicilia, Santo Cutrone, si è espresso in merito all’argomento ed ha sottolineato come i fondi stanziati dalle diverse leggi che negli ultimi vent’anni sono state approvate per finanziare opere pubbliche ammontino ad una somma complessiva di 8 miliardi di euro. Ma non sono stati mai spesi, in quanto non vengono applicate le leggi fatte per semplificare e sbloccare gli appalti, oltre alla mancanza dei bandi per le gare d’appalto, malgrado vi siano anche i progetti e le autorizzazioni.
Gli altri numeri, nel periodo che va dal 2008 al 2015, parlano chiaro: 4.987 imprenditori edili che hanno chiuso i battenti, 84 mila dipendenti che hanno perso il posto, una diminuzione del 73% dei permessi ai piccoli imprenditori per la costruzione di abitazioni.
I bandi di gara pubblicati nei primi nove mesi di quest’anno sono appena 1.105 per 636 milioni di euro. Mentre non c’è ancora notizia dei bandi di gara per cui sono stati previsti 5,3 miliardi di euro.
“A questi numeri – sottolinea Cutrone – si aggiunge anche la condanna da parte dei cittadini che nei territori aspettano invano che si apra una strada, che si costruisca una scuola, che si avvii un servizio pubblico e che si crei un posto di lavoro. È arrivato il momento di sbloccare subito tutte le opere pubbliche finanziate e chiedere ai prefetti di intervenire sulle stazioni appaltanti per ragioni di ordine pubblico. Sarebbe doveroso, alla luce di quanto avvenuto, che il governo dichiarasse il 31 ottobre Giornata in memoria delle vittime della crisi. Basta con il silenzio di chi dice e non fa o di chi non ce la fa più.”