CATANIA – Un bilancio di previsione per il 2014 che arriva in ritardo estremo all’esame del consiglio e che presenta alcuni aspetti da verificare con attenzione. Su quest’ultimo punto l’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando ha fatto pubblica ammenda illustrando l’atto al civico consesso.
“È un bilancio che arriva a novembre inoltrato in aula – ha detto l’assessore – ma che era stato consegnato con due mesi di anticipo rispetto alla scadenza. Ciò ha provocato il mio disappunto perché un atto deliberativo ha atteso così tanto per essere portato in consiglio e mi scuso per questo”.
Nella disamina dell’atto l’assessore Girlando ha parlato dei “pesanti tagli che subiscono i comuni e che non rendono possibile la riduzione delle inefficienze” e poi ha sviscerato i punti critici del bilancio di previsione.
Innanzitutto la difficoltà del Comune etneo di incassare le proprie entrate. Basti pensare che secondo uno studio del Sole 24 Ore il Comune riesce a riscuotere solo il 50% del totale dovuto.
“La media della riscossione – ha proseguito Girlando – si è già alzata rispetto al 2013, anche se le imposte non pagate rappresentano un numero elevato. La spesa corrente di 400 milioni di euro con 108 milioni per spese di personale, in diminuzione, rispetto al 2013, di circa cinque milioni”.
Tutto sommato per l’assessore si tratta di un “bilancio equilibrato che riesce a reggere i tagli nei trasferimenti erariali mantenendo inalterato il livello dei servizi resi lo scorso anno con particolare attenzione al sociale”.
L’opposizione con lunghissimi e articolati interventi ha inchiodato l’amministrazione – presente in aula con gli assessori D’Agata, Scialfa, Licandro e Consoli – sui banchi sino alle 23,30 quando la presidente del consiglio Francesca Raciti ha dichiarato conclusi i lavori.
La maggioranza pressoché assente ha lasciato a tarda sera i banchi vuoti, unico stoico presente il consigliere Niccolò Notarbartolo. Nel suo lungo intervento – durato circa 100 minuti – il capogruppo di Area Popolare Manlio Messina ha attaccato l’amministrazione perché “portare il bilancio a fine novembre svilisce il ruolo del senato della città”.
“Anche i nostri emendamenti – ha proseguito Messina – vengono sviliti perché questi soldi sono già stati spesi e viene meno il ruolo di controllo del consiglio comunale”. Il consigliere ha attaccato a 360 gradi Bianco e la sua giunta: dalla viabilità ai new jersey, dal tondo Gioeni al commercio, passando per il piano regolatore e il settore della cultura.
Messina ha snocciolato dati precisi sugli incassi dei musei catanesi (nel 2011 108mila euro, nel 2012 134mila, nel 2013 182mila e nel 2014 152mila euro) e ha sconfessato così gli entusiasmi dell’assessore Licandro che aveva parlato di un vero e proprio boom della cultura etnea rispetto al passato.
“Adesso con i dati alla mano – ha concluso il capogruppo di Area Popolare – si può smettere di vendere fumo: i numeri dei nostri musei fanno ridere. Pensiamo che un solo museo di Pescara incassa in un anno quanto tutti i nostri musei messi assieme!”.
Nel suo altrettanto lungo intervento anche il consigliere di Grande Catania Sebastiano Anastasi ha toccato diverse tematiche ammettendo, però, che a causa dei tagli governativi “si sta amministrando il nulla: questo non è il bilancio della città di Catania ma quello dell’ente Comune”.
“L’amministrazione – ha detto Anastasi – deve cercare di avvicinarsi a tutti i ceti della città e non continuare a camminare con il paraocchi guardando una città che non esiste più”. Il consigliere ha chiesto, come già fa da tempo, una governance dei servizi sociali e un preciso regolamento di gestione.
Anastasi ha chiesto inoltre maggiore attenzione per la cultura nei vari quartieri, con il recupero delle biblioteche, interventi mirati per l’emergenza abitativa e una maggiore autonomia delle municipalità.
Niccolò Notarbartolo del Pd ha evidenziato il ritardo nella presentazione dell’atto: “Stiamo parlando di una storia già scritta. Il bilancio ci insegna che abbiamo dei residui enormi e ciò può far preoccupare per il futuro”.
Il consigliere ha sottolineato le difficoltà di riscossione delle sanzioni del codice stradale e la lentezza nel pagamento dei debiti. “Preoccupano – ha aggiunto Notarbartolo – le partecipate: il presidente di Sostare ha parlato di esuberi di 33 dipendenti, quindi 800mila euro di perdite”.