Cara di Mineo, Fratelli d’Italia: “Stipendificio ad uso e consumo della politica da chiudere”

Cara di Mineo, Fratelli d’Italia: “Stipendificio ad uso e consumo della politica da chiudere”

CATANIA – E’ durissimo il commento del coordinatore per la Sicilia orientale di Fratelli d’Italia Sandro Pappalardo e del dirigente nazionale Giovanni Moscato su quanto continua ad emergere dalle inchieste giudiziarie e giornalistiche sul Cara di Mineo, il centro d’accoglienza più grande d’Europa.

“Gli sbarchi continuano incessantemente sulle nostre costespiega Pappalardo – per la gioia di quanti lucrano sugli immigranti creando una politica di clientele che ha generato un sistema malato. Il Pd al governo della Regione e della nazione è stato incapace di arginare i continui arrivi di migranti e non è intervenuto minimamente per mettere la parola fine al simbolo della speculazione: il Cara di Mineo”.

“Una struttura che costa oltre 30 milioni di euro l’anno prosegue Giovanni Moscatocon un bando d’appalto finito nelle mire del dottor Raffaele Cantone dell’Autorità Anticorruzione e che assume 700 operatori è da chiudere immediatamente”.

“In una terra come la Sicilia con oltre 1 milione di persone senza lavoroattacca Pappalardocerta politica ha dato l’esempio peggiore: ha raccattato voti in cambio di posti di lavoro. Le indagini della procura di Caltagirone con 5 avvisi di garanzia (alcuni dei quali rivolti a soggetti delle istituzioni come il sindaco di Mineo) hanno puntato i riflettori sulla parentopoli e le assunzioni operate dentro il Cara”.

“La politica ha il compito di creare le condizioni per lo sviluppo e per il lavoro – spiegano Moscato e Pappalardo – e non di raccattare voti in modi biechi e sordidi. Giunge notizia di posti di lavoro dentro il Cara offerti a consiglieri comunali di opposizioni per convincerli a passare in maggioranza e di una consigliera, sempre d’opposizione, divenuta poi assessore!”.

“Per questi motivi non possiamo non concordare – aggiunge Pappalardo – con le parole del procuratore di Caltagirone che ha definito il Cara “un caso di Stato”. Il sottosegretario Castiglione e il ministro Alfano, adesso dati in avvicinamento alla maggioranza a trazione Pd della Regione, hanno l’obbligo morale di fare un passo indietro e di chiudere un centro d’accoglienza divenuto una macchina speculativa”.