“Filippo Liardo,pittore originalissimo e di grande ingegno”. Intervista a Luisa Paladino

“Filippo Liardo,pittore originalissimo e di grande ingegno”. Intervista a Luisa Paladino

CATANIA – Luisa Paladino, curatrice della mostra organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania, di cui è dirigente storico dell’arte della Sezione per i beni storico artistici, firma il successo della prima mostra antologica dell’artista Filippo Liardo.

Un pittore tra verità di storia e “verità di natura”, ben centoventinove opere tra dipinti e disegni su carta dell’artista nato a Leonforte nel 1834 e morto ad Asnières, alle porte di Parigi, nel 1917, provenienti da collezioni pubbliche e private, come i 62 disegni e acquerelli del demanio regionale recuperati nel 2009 dai depositi del Museo Civico di Castello Ursino di Catania e i 57 selezionati tra i 240 del Comune di Leonforte, per la prima volta esposte in un contesto unitario all’interno della sala Koinè del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, già refettorio del convento di San Francesco d’Assisi all’Immacolata.

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È stato proprio il recupero e il successivo restauro dei disegni e acquerelli di proprietà regionale a dare l’input alla Paladino a realizzare la mostra ripercorrendo cosi la vicenda umana e artistica di Liardo, “pittore originalissimo e di molto ingegno” come ebbe a definirlo Telemaco Signorini, dagli esordi giovanili a Palermo alle esperienze a Firenze e a Parigi. “Abbiamo realizzato la prima mostra monografica sul pittore e disegnatore Filippo Liardo – afferma la Paladino – esponendo un ristretto ma significativo gruppo di dipinti poco conosciuti o mai esposti, accanto al celebrato “Sepoltura garibaldina”, provenienti da collezioni pubbliche e private, e un più cospicuo numero di opere su carta dai fondi regionale e del comune di Leonforte”.

foto F. Liardo. Sepoltura garibaldina

Grande successo per la prima antologica, appena conclusa, dell’artista siciliano Filippo Liardo. Un lavoro certosino di ricerca e recupero di opere storiche …

“Il percorso espositivo proposto si snoda lungo le principali tappe che segnano l’evoluzione stilistica del linguaggio di un artista che ha operato nell’arco di un sessantennio, dalla seconda metà dell’Ottocento fin oltre il Novecento, a lungo obliato dalla critica che solo negli ultimi decenni lo ha recuperato agli studi: dall’iniziale attività di ritrattista per la borghesia palermitana e termitana che gli permise di trasferirsi a Napoli presso lo studio di Domenico Morelli, a Firenze dove svolge il pensionato artistico ed entra in contatto con i pittori macchiaioli del Caffè Michelangelo, a Parigi dove fu disegnatore per la rivista “Le Monde Illustrè” inviato nel 1866 sui campi di battaglia in Tirolo per la III Guerra d’Indipendenza e l’anno dopo alla Esposizione Universale della capitale francese dove si trasferì definitivamente nel 1878. Filippo Liardo deve la sua notorietà all’opera “Sepoltura garibaldina” del 1862 che evoca il bombardamento di Palermo del 27 maggio 1860, ma la sua produzione artistica si proietta fin oltre la fine del secolo in costante rinnovamento e adesione alle tendenze dell’arte a lui contemporanea, come dimostra il dipinto “Nevicata a Rocca di Papa” del 1878, già della prestigiosa collezione catanese del senatore Pasquale Libertini, dall’esecuzione estemporanea a rapide pennellate con tratti di tavola a vista che suggeriscono lo stato di non finito, significativa dell’innesto della macchia nella pittura di “impressioni” assimilata nelle peregrinazioni tra Italia e Francia nel corso di un decennio”.

FOTO F. Liardo. Nevicata a Rocca di Papa - 1878

Un’altra mission importante che porta la sua firma è la direzione dei lavori di restauro dell’affresco “Trionfo di S. Agata” nel presbiterio della Cattedrale di Catania…

“Abbiamo appena concluso, con il cofinanziamento del Programma Operativo Sicilia del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (PO FESR) 2007-2013, il restauro conservativo del ciclo di affreschi, sopravvissuto al terremoto del 1693, che si sviluppa per 580 mq nel presbiterio e nell’abside, incentrato sulla rappresentazione nel catino absidale dell’Incoronazione di Sant’Agata, restituendo le cromie originarie risalenti alla esecuzione nel 1628 da parte del pittore romano Giovan Battista Corradini su committenza di Innocenzo Massimo vescovo di Catania dal 1624”.

Nell’arte sovente si parla di dare più spazio ai giovani. Come secondo il suo parere sarebbe possibile ciò?

“Se parliamo della produzione artistica lo spazio può essere conquistato dai giovani in ragione del talento posseduto; se ci riferiamo al settore della tutela cui sono preposti i pubblici istituti culturali si tratta di individuare modalità di turn over generazionale, oggi compromesse, che garantiscano la trasmissione delle conoscenze, delle esperienze e delle competenze acquisite”.

Ritiene che l’arte possa costituire per la Sicilia un input di attrattiva non soltanto dal punto di vista culturale ma anche turistico?

“Condivido l’opinione di Salvatore Settis secondo cui le testimonianze artistiche vadano salvaguardate prioritariamente in quanto portatrici dell’identità storica di un popolo; da questo punto di vista i destinatari principali sono i cittadini e in particolare le nuove generazioni. L’attrattività turistica potrebbe sviluppare un indotto economico ben superiore agli investimenti effettuati nel settore se non fosse compromessa nell’isola dalla mancanza di adeguate infrastrutture che consentano di raggiungere agilmente i siti culturali come, ad esempio, il Museo di Aidone e il parco archeologico di Morgantina”.

Agata Patrizia Saccone