CATANIA – Ormai è risaputo che il nostro è un Mondo consumista, dedito particolarmente allo spreco e raramente al riutilizzo, al riciclo, al risparmio, principalmente perché in pochi negli ultimi decenni hanno pensato al reale danno ambientale che lo stile di vita dell’ultimo mezzo secolo ha creato.
Dopo l’utilizzo del suolo per il consumo di internet, la poca attenzione al riscaldamento globale e all’inquinamento di aria e acqua, ancora un fattore necessita di essere studiato e approfondito: la plastica e le mille atrocità che commette sul pianeta quotidianamente.
Nello specifico è intervenuta ai microfoni di NewSicilia Verdiana Scivoli, referente dell’associazione Plastic Free, in merito all’uso smodato e spesso superfluo della plastica all’interno dei supermercati.
Plastica monouso e plastica riciclabile
“La plastica monouso è sempre più presente nei supermercati italiani, nonostante questo ne determini un prezzo elevato sia dal punto di vista economico che soprattutto da quello ambientale. In particolare sono aumentati gli imballaggi in plastica per frutta e verdura, rincarandone il prezzo del 43%“, spiega.
I dati sono confermati anche da PlasticsEurope – Associazione Europea che rappresenta i produttori di plastica operanti nell’Unione – secondo la quale il 39,7% della domanda di plastica totale è destinata agli imballaggi, specialmente quelli che troviamo nel reparto ortofrutta dei supermercati.
Secondo i dati di settore, rispetto agli anni passati i consumatori hanno speso il 3,2% in più per le confezioni già pronte e il 4% in meno per i prodotti sfusi. Una situazione che non incentiva i produttori a proporre alternative più sostenibili e che di conseguenza si ripercuote in maniera estremamente negativa sull’ambiente, in quanto la stragrande maggioranza di questa plastica non è assolutamente riciclabile.
“Facciamo chiarezza: le materie plastiche sono formate da grandi molecole (polimeri) fatte di carbonio e altri elementi. A seconda del tipo di polimero abbiamo termoplastiche o termoindurenti:
- termoplastici: sotto l’azione del calore acquistano malleabilità, cioè rammolliscono e quindi possono essere modellati o formati in oggetti finiti e per raffreddamento tornano ad essere rigidi. Tale processo può essere ripetuto tante volte a seconda della tipologia di appartenenza (esistono 6 tipologie di termoplastiche);
- termoindurenti e elastomeri: a questa categoria appartengo tutti quei materiali plastici che, se vengono riscaldati dopo l’indurimento, non tornano più a rammollire ma si decompongono carbonizzandosi.
In breve, le plastiche termoplastiche vengono tritate, sciolte e ristampate. Questo per le termoindurenti non è possibile perché questi polimeri, se nuovamente sciolti, non mantengono le stesse caratteristiche e quindi vengono destinati agli inceneritori“, continua.
La situazione è così pericolosa?
Decisamente si, se consideriamo che le buste di plastica biodegradabili non sono compostabili.
“Ho capito che c’è ancora tanta confusione su queste due definizioni: si definisce biodegradabile qualsiasi materiale che possa essere scomposto da batteri, luce solare e altri agenti fisici naturali, in composti chimici semplici. La normativa europea stabilisce che per essere definito biodegradabile un prodotto deve decomporsi del 90% entro 6 mesi. Si definisce invece compostabile (trasformabile in compost, un concime naturale) quel materiale che non solo è biodegradabile ma anche disintegrabile e il cui processo di decomposizione avviene in meno di 3 mesi“, commenta Verdiana Scivoli.
La plastica non è in alcun modo compostabile! Quindi quando ci accingiamo ad usare mille sacchetti biodegradabili pensando di far bene al pianeta ci sbagliamo di grosso perché stiamo solo continuando ad ad introdurre nell’ambiente un materiale che si trasformerà più velocemente in microplastica.
Non esistono confezioni di plastica sicure per l’ambiente, né dentro né fuori ai supermercati.
Continua: “Il rapporto tra la plastica e l’uomo è un totale fallimento. Probabilmente l’unica soluzione per salvare il pianeta e salvaguardare la nostra salute è togliere la plastica, in particolare quella monouso, dalle mani della massa. Ne possiamo giustificare il suo utilizzo solo dove può fare davvero la differenza, ad esempio nella medicina“.
Esistono delle alternative?
Come consumatori consapevoli, possiamo escogitare piccoli trucchi per fare una spesa il più possibile ecosostenibile.
Innanzitutto evitare sempre gli imballaggi: optiamo per frutta e verdura sfusa e i prodotti con meno imballaggio possibile. Un suggerimento può essere quello di usare i sacchetti di carta del pane al posto delle bustine di plastica quando si vuole acquistare frutta e verdura sfusa. Ma si potrebbe aprire una parentesi infinita sul tornare alle bottiglie di vetro e usare di più le case dell’acqua invece delle bottiglie di plastica; sarebbe fantastico se i supermercati introducessero il vuoto a rendere – e non solo sulle bottiglie di plastica. Sempre più giovani si stanno avvicinando ad uno stile di vita zero waste e sul web ormai è pieno di consigli pratici per fare una spesa il più possibile ecosostenibile.
Probabilmente al sud e nei piccoli centri sarebbe molto più semplice fare spesa senza troppa plastica, basti pensare alla varietà di prodotti che riusciamo a trovare nei mercati rionali. Basterebbe munirsi di buste della spesa in stoffa o di reti in canapa per eliminare completamente le buste di plastica dalla circolazione.
“Da poco è stata fondata Ficos – filiera corta siciliana, una rete d’Imprese che organizza un sistema di distribuzione regionale basato sulla decentralizzazione e sull’uso efficiente e sostenibile delle risorse della rete di produttori e consumatori di cibo sano. Esiste poi da tempo Rete Zero Waste – la rete nazionale di chi vive (quasi) senza rifiuti – che ha mappato i supermercati di tutta Italia dove si vendono prodotti sfusi, quindi senza imballaggio di alcun tipo o con packaging 100% riciclabile. Esistono anche catene di supermercati per il solo sfuso, come Negozio Leggero e tanti altri”, prosegue.
Possiamo salvare il pianeta?
“Durante i progetti PlasticFree nelle scuole, ai ragazzi diciamo sempre che non serve essere super eroi per salvare il pianeta dalla plastica e dalla spazzatura in generale. Basta solo diventare consumatori più responsabili e magari impegnarci ad essere un po’ meno spreconi”.
Tutta la plastica creata fino ad oggi esiste ancora e i numeri diventano giorno dopo giorno sempre più preoccupanti. Oltre 12 milioni di tonnellate di plastica ogni anno finiscono in natura. Più di 100mila mammiferi muoiono ogni anno dopo aver ingerito plastica. Ogni settimana mangiamo mediamente 5 grammi di plastica, l’equivalente del peso di una carta di credito. Non possiamo più far finta che il problema non ci riguardi.
“Riciclare non basta, non tutta la plastica è riciclata e riciclabile. È necessario invertire rotta il prima possibile o tra meno di 12 anni non potremo più garantire un futuro alle nuove generazioni”, conclude.
Fonte immagine Facebook – Plastic Free