Trenta ragazzi siciliani in aiuto dei genovesi

GENOVA – La Prossimità ha mille volti e in questi giorni è stata presente a Genova, non come tutti la aspettavano ma, attraverso i cuori di coloro che sono stati vicini ai genovesi colpiti dall’alluvione dedicando loro quell’attenzione da altri negata. Stivali, guanti e pale, non serviva altro.

La Biennale della Prossimità pensata come un evento che avrebbe dovuto coinvolgere le associazioni del terzo settore e raccontare esperienze di prossimità presenti in tutta Italia è stata annullata a causa delle alluvioni che hanno colpito Genova a partire da giovedì 9 ottobre.

La città di Genova ha di fatto comunicato la mattina di venerdì 10 ottobre il divieto assoluto di proseguire con qualsiasi manifestazione pubblica. Perfettamente comprensibile la scelta effettuata in rispetto sia a coloro che hanno perso la vita in queste tragiche giornate ma anche per chi ha visto le proprie attività commerciali, frutto di sacrifici quotidiani, assalite dal fango e completamente distrutte.

Straordinaria manifestazxone di solidarietà di 30 ragazzi siciliani a Genova

Straordinaria manifestazxone di solidarietà di 30 ragazzi siciliani a Genova

La delegazione siciliana presente all’evento – formata dalla Fondazione Èbbene, il Consorzio Sol.Co – Rete di Imprese Sociali Siciliane e il Consorzio Elios Etneo, le cooperative Obiettivo Vita, Mosaico, Healt & Senectus, Terra Iblea, Open Radio, l’Associazione Amici di San Patrignano e l’Accademia Euromediterranea – non si è tirata indietro e malgrado la Biennale sia saltata è rimasto quel senso di Prossimità che ha spinto una trentina di persone a rendersi utili a più di 1000 chilometri da casa.

Essere preseti a Genova per le migliaia di persone attese alla Biennale poteva comunque, senza format o scalette, essere testimonianza di Prossimità e di cittadinanza attiva. Gli angeli del fango, volontari giovani e meno giovani, si sono riversati numerosi in strada ed hanno dato il loro contributo per ripulire le strade e gli esercizi commerciali dal fango nel quale erano sepolti.

Un’esperienza dal forte valore umano che ha lasciato il segno in tutti coloro che attraverso stivali e pala si sono sporcati le mani e si sono fatti “prossimi”.