CATANIA – Il caso di Antonino Speziale, condannato per la morte dell’ispettore capo della polizia Filippo Raciti in occasione degli scontri della partita Catania-Palermo del febbraio 2007, continua ad accendere i Tribunali catanesi. Dopo che anche la Iena, Ismaele La Vardera, si era interessata alla vicenda, facendo emergere diverse incongruenze che potrebbero scagionare Speziale dalle accuse di omicidio e dopo la scarcerazione per fine pena avvenuta a dicembre dello stesso, arriva un’altra condanna per Antonino Speziale e Daniele Natale Micale, stavolta al risarcimento di 15 milioni di euro.
“I fatti di causa – si legge nella sentenza della Terza Sezione Civile del Tribunale di Catania – prendono le mosse dagli avvenimenti del 7 febbraio 2007 verificatisi a Catania, allo stadio Massimino, durante gli scontri tra la tifoseria del Catania e le forze dell’ordine, in occasione dell’incontro calcistico Catania- Palermo, e durante i quali perse la vita l’ispettore Filippo Raciti“.
“Nei confronti di Daniele Natale Micale può agevolmente essere invocato l’art. 651 c.p.p. per cui: ‘La sentenza penale irrevocabile di condanna pronunciata in seguito a dibattimento ha efficacia di giudicato, quanto all’accertamento della sussistenza del fatto, della sua illiceità penale e all’affermazione che l’imputato lo ha commesso, nel giudizio civile o amministrativo per le restituzioni e il risarcimento del danno promosso nei confronti del condannato e del responsabile civile che sia stato citato ovvero sia intervenuto nel processo penale‘”.
Per quanto riguarda Speziale, leggermente diversa la posizione, in quanto “nonostante anche nei suoi confronti è stata emessa sentenza penale di condanna irrevocabile per omicidio prenterintenzionale ai danni di Filippo Raciti, in questo caso trova applicazione il rito minorile per cui all’art. art. 10 D.P.R. 448/1988 comma 2, ‘la sentenza penale non ha efficacia di giudicato nel giudizio civile per le restituzioni e il risarcimento del danno cagionato dal reato‘”.
Una sentenza che il legale dei due, l’avvocato Giuseppe Lipera, considera come una cosa che “non sta né in cielo, né in terra. Ricorreremo in Appello“. Queste le parole dell’avvocato Lipera ai nostri microfoni, che da sempre si è battuto per dimostrare l’innocenza dei suoi assistiti. Le prove portate a processo dai giudici, condite da alcune testimonianze alquanto borderline, così come rilevato anche dalle Iene in diversi servizi andati in onda in televisione, non hanno mai convinto, né il legale, né i suoi assistiti, né tantomeno parecchi tifosi e italiani.
La sentenza di risarcimento per la morte di Speziale, data anche la pesante cifra addebitata a lui e a Micale, fa ancora leva sulle stesse prove considerate dalla difesa incomplete e incompatibili con le ferite riportate da Raciti a seguito della morte e degli scontri. “Nel caso di specie (ndr. Speziale) vi è la prova del fatto di reato ascritto allo Speziale e cioè la responsabilità per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore Raciti“, si legge.
“Inoltre, alla stessa conclusione porta l’esame, in questa sede, delle risultanze delle video riprese che riprendono Speziale sui luoghi, delle dichiarazioni spontanee dello Speziale, della circostanza della compresenza sui luoghi degli scontri del Raciti e dello Speziale, come risulta dalle testimonianze assunte, le risultanze della perizia che escludono l’impatto con un ordigno o bomba carta, l’idoneità, viceversa, del lavello impugnato da Speziale a provocare lo shock mortale del Raciti, e quindi, la morte di quest’ultimo. Questi, sono tutti indizi precisi, gravi e concorrenti, che inducono a ritenere sussistere la responsabilità del convenuto per il decesso dell’ispettore Raciti colpito da Speziale con un lavello usato a modo di ariete in occasione degli scontri avvenuti in Catania il 2 febbraio 2007 allo stadio Massimino“. Questo quanto stabilito dalla sentenza.
Il lavello è forse il punto in cui si è aperto il dibattito più acceso tra accusa e difesa, tra chi sostiene che Speziale abbia effettivamente ucciso Filippo Raciti e chi, invece, pensa sia innocente. Dai servizi delle Iene è emersa non solo la posizione dell’avvocato Lipera, secondo il quale l’oggetto “incriminato” non avrebbe mai potuto causare la morte di una persona, ma anche la verifica scientifica dei Ris di Parma, che hanno giudicato “probabilmente non idoneo” l’oggetto con le lesioni riscontrate sul giubbotto di Raciti. Nel mezzo anche una dichiarazione di un’amica della famiglia Raciti, che ha detto di avere sentito dal padre dell’ispettore capo, che a causa la morte del figlio sarebbe stata, non il lavello di Speziale, bensì l’impatto con un Discovery della polizia, che l’avrebbe colpito a seguito di una manovra errata di un collega.
Passano gli anni, cambiano i tipi di condanne, ma le questioni da sciogliere rimangono sempre le stesse. Anche le immagini prese in esame non convincono e, forse, non hanno mai convinto la difesa e una parte di tifosi e persone catanesi e non. Intanto, Speziale e Micale sono stati condannati, al momento e in attesa dell’Appello, al pagamento di più di 15 milioni di euro (15.063.339,66 di euro), ma di certo la questione non finisce qui.
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