CATANIA – Religioni e omosessualità non sono forse il binomio vincente per molti. C’è chi azzarda perfino l’ipotesi che i due termini diano vita a un’antinomia, che accostarli sia quasi blasfemia.
Se esiste una giornata mondiale dedicata al rapporto tra il mondo religioso e la comunità LGBT+, ciò è frutto di un processo storico durato secoli e costellato di eventi, che continuano a moltiplicarsi nella quotidianità contemporanea.
Giornata mondiale del dialogo tra religioni e omosessualità
La Giornata mondiale del dialogo tra religioni e omosessualità venne istituita nel “lontano” 1999 e si celebra ogni 13 gennaio in ricordo di Alfredo Ormando. Poeta siciliano (di San Cataldo) di umili origini, il 13 gennaio 1998 si diede fuoco in piazza San Pietro.
Il motivo? Un gesto estremo di protesta contro la discriminazione da parte delle alte gerarchie del Vaticano (e non solo) nei confronti dell’omosessualità. Da quel terribile giorno, il 13 gennaio di ogni anno la comunità LGBT+ e la Chiesa cercano un punto d’incontro attraverso la forza del dialogo.
Alfredo Ormardo non aveva mai avuto una vita facile. Una famiglia numerosa, in un piccolo paese della Sicilia, nel clima degli anni Cinquanta, decisamente ostile per quanto riguarda i diritti degli omosessuali. Una vita da “diverso”, da non accettato dalle istituzioni più importanti (la famiglia e la Chiesa), tanti pregiudizi… Una mix micidiale, una fine atroce per un sogno: la fine della condanna e l’inizio dell’apertura.
Religioni e omosessualità: la comunità LGBT+ e i temi di dibattito
Dagli anni Cinquanta al 2021 di strada ne è stata percorsa tanta. Sicuramente la religione non è più tra i pensieri principali della comunità LGBT+, che vede lo Stato come interlocutore principale per il riconoscimento dei propri diritti. Ciò, però, non vuol dire che il dialogo con le religioni non sia necessario o auspicato da chi manifesta una profonda fede religiosa.
Lo spiega Armando Caravini, presidente di Arcigay Catania, che commenta così l’importanza della Giornata del 13 gennaio: “Anche se una fetta importante della comunità si definisce atea o ha un rapporto superficiale con la religione (come gli eterosessuali), ci sono tante persone omosessuali cattoliche praticanti e tengono molto all’opinione della Chiesa. Mantenere un rapporto con le religioni, quindi, è importante non solo nel rispetto delle persone che credono ma anche per avvicinare le nostre posizioni a quelle della religione, seppure a passi molto piccoli”.
Dei risultati ci sono stati: le recenti parole di papa Francesco sulle unioni civili ne sono un esempio. “Non si è cambiata l’idea sugli omosessuali, ma sono segni di apertura importanti (seppur minoritari), soprattutto per i membri della comunità LGBT+ che credono. Vedere che la religione ha fatto dei passi avanti e che lo stesso rappresentante del cattolicesimo ha difeso più volte gli omosessuali dalle discriminazioni, anche all’interno della Chiesa, è indice di una posizione differente”.
Tra le tematiche di rilievo oggi ci sono sicuramente il matrimonio e l’adozione, ma per comprendere la base del dibattito odierno bisognerebbe tornare alle origini. Cosa vede la religione (e non solo quella cristiana, forse quella meno violenta e più incline all’accettazione) di “sbagliato” nell’omosessualità? “Il pensiero tradizionale è: ‘Rispettiamo le persone omosessuali, purché non pratichino l’omosessualità. Non è il sentimento omosessuale a essere ‘sbagliato’, ma praticare l’omosessualità“, spiega Caravini.
Un’idea che è rimasta “sovrana” nell’ambito delle religioni, compresa quella cattolica. Tuttavia, ci sono significativi passi in avanti che alimentano la speranza di procedere sempre nella giusta direzione.
LGBT+ e religione in Sicilia
Basta guardare ai casi recenti di cronaca per avere un quadro di come la Sicilia percepisca la comunità LGBT+. Anche se il negativo prevale in genere sul positivo, ci sono delle eccezioni o importanti vittorie come scuse pubbliche e riconoscimenti prima impensabili. Bastano? Probabilmente no, però è vero anche che il progetto di cambiamento non si esaurisce nelle polemiche ma si arricchisce con la riflessione.
“Molte posizioni sono imbarazzanti perfino per lo stesso papa, la cui opinione purtroppo non è maggioritaria. In Sicilia non è semplice il rapporto con la Chiesa, specialmente nei piccoli paesi (ma non meno nelle grandi città). Molti hanno riconosciuto che l’omosessualità non è una malattia o una perversione “contro natura”, eppure c’è ancora chi lo sostiene”, spiega il presidente di Arcigay Catania.
Non si tratta certo di casi isolati. Preti che rifiutano perfino la confessione a chi pratica l’omosessualità, l’idea di un amore che si riduce a pura procreazione e poco più, pregiudizi e atti di violenza verbale e fisica diffusi sono purtroppo la normalità, così come le proteste contro il progetto della Legge Zan per combattere l’omotransfobia.
Proprio la proposta dell’onorevole Alessandro Zan è stata al centro di una polemica senza precedenti. Tra i denigratori figura anche chi grida alla violazione del diritto di libertà religiosa e d’espressione. Su questo punto Armando Caravini dichiara: “La legge prevede una tutela la libertà di pensiero. Va a colpire la violenza verbale e fisica nei confronti delle persone omosessuali, non la libertà d’opinione”.
Conclusione: un nuovo “messaggio d’amore” nel giorno del dialogo
“Bisogna mantenere un dialogo con la religione per trovare un punto di serenità tra credo e omosessualità. Un cambio di passo deciso è difficile da ottenere. La religione cattolica, nello specifico, avrebbe bisogno di un profondo rinnovamento del credo. Per la religione cattolica non esiste il sesso, ma l’amore. Il sesso è per procreare, non per piacere. Uno dei ‘limiti’ degli omosessuali è che non procreano e riconoscere l’omosessualità vorrebbe dire riconoscere che esiste anche il sesso non finalizzato alla procreazione. Ciò che si può modificare, però, è il dialogo con l’omosessualità: se l’eterosessuale fa sesso ‘per divertimento’, in genere ‘si chiudono gli occhi’ e si fa finta di niente. Nel caso degli omosessuali, va tutto bene finché rimane nascosto. È questo che bisogna cambiare attraverso il dialogo”.
Armando Caravini parla di “un messaggio d’amore distrutto“. Arrivare a una rivoluzione vera e propria forse, in questo momento storico, non è possibile. Accettare e accogliere, però, lo è e sarebbe perfettamente in linea con il principio guida di qualsiasi religione: l’amore, quello vero. Sarebbe triste ridurre l’amore a idee semplicistiche e stereotipate. È nel progetto di accettazione dell’amore con tutte le sue sfumature e di ricostruzione di un legame “spezzato” (ma non irrimediabilmente) che sta il senso del dialogo Chiesa-LGBT+ e della ricorrenza del 13 gennaio.
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