Ancora pericolo amianto: fibra killer permane in Sicilia e le morti continuano

Ancora pericolo amianto: fibra killer permane in Sicilia e le morti continuano

CATANIA – Oggi giornata mondiale per le vittime dell’amianto, il 28 aprile si ricordano tutte quelle persone che hanno perso la vita a causa della cosiddetta fibra killer, quel mostro silenzioso che ormai da tempo tutto il mondo sta cercando di debellare. Chi prima chi dopo.

Vediamo allora com’è la situazione in Sicilia. Ci sono stati veri progressi dall’ultima legge regionale del 2014 per la redazione di un piano comunale per lo smaltimento? Assolutamente no, la Sicilia è ancora lontana da questo traguardo e intanto l’asbesto rimane dov’è.

Per trovare le radici di questo ritardo dobbiamo rispolverare la storia dell’amianto e di come questo materiale sia prima entrato nelle fabbriche di tutto il mondo e poi ne sia forzatamente uscito a causa della scoperta della sua tossicità. 

L’asbesto è un ottimo isolante e per questo motivo, per moltissimi anni, è stato utilizzato nella produzione di qualsiasi tipo di oggetto e struttura, dalle coperte ai tetti delle case, dalle pavimentazioni ai rivestimenti delle tubature, sia nella sua forma grezza come amianto friabile, sia nella forma compatta, lavorato con il cemento. Solo nel ‘900 si è iniziato a capire quanto questo materiale fosse dannoso, perché se sottoposto ad azione meccanica l’asbesto libera una “polvere” estremamente tossica, che si insedia tra le vie respiratorie e in ogni parte del corpo generando calcinomi di ogni tipo. 

La diffusione dell’amianto però, a causa del forte impatto economico sul mercato, non è stata facilmente troncata. Si deve aspettare fino al 1943 perché l’INAIL, Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, tabellasse l’amianto come materiale tossico e fino al 1992 perché arrivasse in Italia la prima legge che ne vietava l’uso, la n. 257. Il messaggio però non fu subito recepito dalle istituzioni, specialmente in Calabria e Sicilia, dove solo nel 2014 con la nuova legge regionale ha avuto inizio una vera e propria battaglia per lo smaltimento dell’amianto, grazie al contributo dell’ONA, Osservatorio Nazionale Amianto, di cui abbiamo intervistato il coordinatore regionale, Calogero Vicario.                    

Come procede il piano per lo smaltimento dell’amianto? 

“Per andare incontro alle esigenze dei Comuni, che si sono ritrovati sulle spalle una responsabilità e un peso troppo grande, nel 2016 è stata concessa una proroga. Ancora solo 60 Comuni dei 394 sono riusciti a redigere dei validi piani di smaltimento, gli altri sarebbero andati incontro a sanzioni troppo pesanti. Molti dei piani però saranno presentati al più presto”.

Qual è esattamente la procedura a cui i Comuni si devono attenere?

“I Comuni devono per prima cosa censire tutte le opere pubbliche contenenti amianto, cioè individuarle, e successivamente devono provvedere a mapparle attraverso sopralluoghi e controlli scientifici. Infine devono affidare agli enti preposti il compito di smaltirlo. Naturalmente smaltire l’amianto è una faccenda molto delicata e per questo motivo la legge prevede un centro di inertizzazione in cui dovrebbe essere convogliato tutto l’amianto, centro di cui i comuni siciliani ancora non dispongono. Insomma, la strada è ancora lunga. Un ruolo importante spetta anche ai cittadini, che devono segnalare immediatamente la presenza di asbesto nel caso in cui riescano a individuarlo”.

Quali sono le zone della Sicilia più a rischio?

“Tra le zone con la concentrazione maggiore di amianto ci sono sicuramente il polo petrolchimico di Priolo, quello di Gela e la raffineria di Milazzo“.

Quali sono le conseguenze sulla salute di chi si espone all’asbesto?

“Come potete immaginare i danni per la salute sono svariati e irreversibili. Una delle conseguenze più gravi è il mesotelioma, particolare tipo di tumore associato esclusivamente all’esposizione alla fibra di asbesto. Si stima che almeno 200 decessi l’anno siano causati da tumori polmonari provocati dall’esposizione ad amianto. Altre patologie asbesto correlate sono i tumori del tratto gastrointestinale (tra cui laringe) e alle ovaie, e patologie fibrotiche con complicazioni cardiovascolari (asbestosi, specifica malattia polmonare cronica, placche pleuriche, ispessimenti pleurici), a causa di cui si stimano circa 300 decessi l’anno“.

Intanto, avverte l’ONA, la Regione Siciliana e tutte le altre istituzioni potranno essere citate in giudizio con richiesta di risarcimento danni per la mancata attuazione delle norme nazionali e della Legge Regionale.

Nonostante tutto, però, la Sicilia è ancora piena di amianto.