“Non lo abbiamo presi a calci in testa, è stata rissa finita male”: morte Galvagno, parlano i buttafuori

“Non lo abbiamo presi a calci in testa, è stata rissa finita male”: morte Galvagno, parlano i buttafuori

CATANIA – La morte di Giuseppe Galvagno, il 50enne catanese morto nei pressi di una discoteca romana dopo essere stato picchiato, è sicuramente un caso non di poco conto finito sul tavolo dei giudici.

Indagine aperta, ieri i cinque buttafuori imputati sono stati ascoltati dal Gip, Maddalena Cipriani: si tratta di Emiliano Dettori, Mirko Marano, Fabio Bellotazzi, Davide Farinacci e Riccardo Stronati.

L’interrogatori hanno avuto sede nel carcere di Regina Coeli, a Roma, dove la versione fornita è stata la seguente: “Non c’è stato nessun raid punitivo contro di lui, stiamo parlando di una rissa finita tragicamente”. Gli avvocati vorrebbero la scarcerazione e in subordine i domiciliari per i cinque.

Nessuno di loro ha dichiarato di aver avuto un ruolo attivo e in prima persona durante la lite, nessuno di loro ha detto di aver colpito a calci la testa dell’imprenditore siciliano. I fatti raccontati dai cinque buttafuori sono stati descritti in maniera differente in base al ruolo che avrebbero avuto quella sera, ma tutti avrebbero sferrato dei pugni che, tutti insieme, avrebbero causato la morte di Galvagno.

Nel dettaglio, Bellotazzi è stato accusato da un testimone oculare di aver dato un calcio alla vittima: ipotesi presto smentita, poiché lui sarebbe “rimasto all’ingresso dell’Eur senza averlo aggredito in nessun modo”. Farinacci, invece, avrebbe provato civilmente a far calmare Galvagno per 15 minuti, dicendogli testuali parole: “Adesso calmati, siediti e bevi una bottiglia d’acqua” avrebbe detto.

Sarà compito del giudice, entro oggi, decidere sulla convalida del fermo in carcere da parte dei buttafuori. Ovviamente, si attendono sviluppi.