Mario Ciancio Sanfilippo “socialmente pericoloso”: le motivazioni del sequestro e della confisca di beni per 150 milioni di euro al noto imprenditore catanese

Mario Ciancio Sanfilippo “socialmente pericoloso”: le motivazioni del sequestro e della confisca di beni per 150 milioni di euro al noto imprenditore catanese

CATANIA – In data 20 settembre 2018, la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura Distrettuale di Catania, ha depositato un decreto di confisca previo sequestro del compendio patrimoniale di Mario Ciancio Sanfilippo.

Il giudice – il primo ad avere valutato nel merito gli elementi acquisiti nel corso delle indagini – ha ritenuto la pericolosità sociale qualificata dell’imprenditore per la sussistenza a suo carico di gravi indizi del rilevante contributo fornito da Mario Ciancio Sanfilippo al raggiungimento delle finalità perseguite dalla famiglia catanese di Cosa nostra dagli anni Settanta dello scorso secolo sino al 2013 e ha disposto la confisca di tutto il patrimonio da questi acquisito nel periodo in cui è stata accertata tale pericolosità sociale.

Si tratta di depositi di conti correnti, anche in banche in Svizzera, di polizze assicurative, di 31 società interamente possedute dall’editore, di quote di partecipazione detenute in sette società e di beni immobili, il cui valore, secondo un prudente apprezzamento, è non inferiore a 150 milioni di euro.

Tra le società sequestrate e confiscate vi è anche il gruppo editoriale del quotidiano La Sicilia e di alcune emittenti locali.

Il procedimento di prevenzione era stato avviato il 19 gennaio 2015 con richiesta della Procura Distrettuale e si è celebrato fino al gennaio 2018, a porte chiuse, per una precisa scelta di Mario Ciancio Sanfilippo.

In tale non breve periodo, l’autorità giudiziaria ha sottoposto all’attenzione del Collegio gli elementi che dimostravano la pericolosità sociale qualificata del Ciancio e l’anomalo sviluppo del suo patrimonio; elementi acquisiti nel corso delle indagini, eseguite con la consueta professionalità, dal ROS – sezione anticrimine di Catania, nonché gli esiti della consulenza patrimoniale accuratamente elaborata dalla nota società PWC (Price Waterhouse Coopers) e il patrimonio conoscitivo dei collaboratori di giustizia. La difesa, a sua volta, ha depositato documentazione e ha interloquito nel corso della redazione della consulenza tecnica della PWC avvalendosi del proprio consulente di parte.