“L’assassino è ai domiciliari”, giustizia per Giuseppe Ferlito. Crisafulli: “Chi lo ha ucciso è fuggito a piedi”

CATANIA – Giuseppe Ferlito, 21 enne catanese, è l’ennesima vittima della strada. Una vita ancora davanti, spezzata da uno scontro con un Suv ad alta velocità mentre si trovava a bordo del suo scooter all’interno del quartiere Zia Lisa, a Catania. Il ragazzo aveva appena finito il turno di lavoro nel locale “La Terrazza del Barone” di via Plebiscito, ma il tragitto verso casa gli è stato fatale.

Fin da subito, l’indignazione per quanto accaduto è stata tanta. Pietro Crisafulli, responsabile della sede di Catania dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus, aveva chiesto il sequestro delle telecamere di via Zia Lisa, dato che tutta la situazione era piena di interrogativi.

Oggi, tale situazione si sarebbe risolta, con il conducente del Suv che avrebbe travolto Giuseppe Ferlito che, secondo quanto detto dal presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus, Alberto Pallotti, sarebbe stato assicurato alla giustizia: “Grazie al lavoro svolto sul territorio, ho saputo, dalle nostre fonti interne, che l’assassino di Giuseppe Ferlito sarebbe stato già individuato e assegnato ai domiciliari. Non ci aspettiamo che la magistratura o i telegiornali ci diano notizie in merito all’evoluzione processuale, seppur lo facciano ampiamente per argomenti assolutamente inutili. Chiediamo, piuttosto e a gran voce, la massima pena per il colpevole e giustizia per i familiari condannati all’ergastolo del dolore”.

L’impegno in prima persona del responsabile della nostra sede di Catania, Pietro Crisafulli, è una costante sulla quale possono contare le persone vicine a Giuseppe Ferlito”, ha affermato il leader dell’A.I.F.V.S. Onlus.

È veramente incredibile coprire una notizia oppure, addirittura, insinuare, come hanno fatto alcuni quotidiani, che il criminale si sia fermato e abbia prestato soccorso – afferma Crisafulli -. Sono sconvolto dal fatto che anche i media locali siano stati complici di questo sistema. Vorremmo capire il motivo fondante di tale atteggiamento. Posso dire che colui che ha commesso il reato è scappato a piedi, lasciando il mezzo sul posto perché si era schiantato contro il muro. Perché questo silenzio? Chi uccide deve andare in carcere e non essere destinato ai domiciliari. Noi familiari siamo condannati all’ergastolo del dolore e istigati al suicidio. Siamo stanchi di subire ingiustizie in cui c’è complicità delle istituzioni”.

La titolare del ristorante “Terrazza del Barone” di Catania, Rosa Coco (conosciuta come Rossella), ha voluto ricordare così la vittima: “Ribadendo il rispetto e la stima che nutro nei confronti di tutti i dipendenti che lavorano per me, posso affermare che Giuseppe mi trasmetteva emozioni indescrivibili. Veniva a lavorare per aiutare la sua famiglia, mi confidava cose molto personali, che spesso mi facevano piangere il cuore. Era un ragazzo dai sani principi, aveva tanta voglia di vivere e voleva migliorare la sua vita. Era davvero una persona d’oro. Questa tragedia che l’ha portato via fin troppo presto, ha lasciato in me un vuoto incolmabile”.

Fonte immagine: Facebook

Redazione

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