Prima la guerra, poi l’intesa: estorsioni, furti e controllo dei mercati per gli ex clan rivali Santangelo e Scalisi

Prima la guerra, poi l’intesa: estorsioni, furti e controllo dei mercati per gli ex clan rivali Santangelo e Scalisi

ADRANO – Nel corso dell’attività investigativa relativa all’operazione Adranos, che questa mattina ha decapitato il clan Santangelo di Adrano, in provincia di Catania, con 33 arresti, è emerso come l’organizzazione mafiosa “Santangelo-Taccuni”, diretta dal boss storico Alfio Santangelo, ed organizzata sul territorio da Antonino Quaceci e Nino Crimi, sino al loro arresto nell’aprile del 2015, e successivamente da Salvatore Crimi e Gianni Santangelo, e l’avversa cosca degli Scalisi, alleata della famiglia catanese Laudani, dopo anni di aperta contrapposizione, avessero raggiunto un’intesa per la spartizione dei proventi derivanti dalle attività illecite.

In particolare, dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali è emerso il controllo del locale mercato ortofrutticolo, condiviso dalle due cosche, con l’imposizione del cosiddetto “pizzo” agli operatori di settore e quello dell’ingrosso delle carni.

Nel corso delle investigazioni, sono state appurate alcune estorsioni ai danni di aziende ed esercizi commerciali in territorio adranita e la commissione di rapine e furti, anche ai danni di istituti bancari.

Proprio a riprova della condivisione di illeciti interessi tra le due cosche egemoni sul territorio, nella misura cautelare in argomento, Antonino Bulla e Antonino La Mela- in concorso e riunione tra loro e con Pietro Maccarrone e Nicola Amoroso, appartenenti al clan Scalisi – è contestata una tentata estorsione in pregiudizio del titolare di un’impresa di estrazione di materiale lavico, con sede in Adrano, nei cui confronti compivano atti idonei diretti in modo non equivoco – mediante minacce implicite di gravi ritorsioni contro l’incolumità personale e contro l’integrità dei beni aziendali, ed in particolare esplodendo dei colpi di arma da fuoco all’indirizzo dei beni aziendali – a costringere la vittima a versare somme di denaro, non riuscendo nell’intento per l’opposizione della vittima.

Inoltre, a Nicola D’Agate e Andrea Palmiotti è stata contestata un’estorsione avendo costretto, mediante minacce implicite di gravi ritorsioni contro l’incolumità personale, una vittima a versare la somma complessiva di 31mila euro – corrisposta in contanti per l’importo di mille euro e mediante assegno postale di 30mila euro.

All’organizzazione mafiosa in parola, in particolare a Salvatore Crimi, Nicola D’Agate e Alfredo Pinzone è ascrivibile il tentato furto commesso la notte del 25 dicembre 2015 ai danni della filiale del Banco Popolare Siciliano, a Santa Maria di Licodia (in provincia di Catania) in via Vittorio Emanuele. Personale della squadra mobile e del commissariato di Adrano avevano arrestato, in flagranza di reato, Maurizio Pignataro, Nicolò Trovato e altri due malviventi – che non sono tra i destinatari della misura cautelare – i quali, poco prima, dopo avere bloccato le strade di accesso al citato istituto di credito, avevano un escavatore, rubato, scardinando dalla parete dove era installato il bancomat della filiale tentando di rubare il denaro ammontante a 75mila euro circa. In sede di sopralluogo eseguito dagli investigatori della mobile e del commissariato di Adrano, insieme con personale del gabinetto regionale di Polizia Scientifica di Catania, sono stati ritrovati e sequestrati una Fiat Uno, un Fiat Ducato ed una Fiat Punto, tutti risultati rubati ed utilizzati per commettere l’azione criminosa.

Nel corso delle indagini, inoltre, sono stati acquisiti elementi di responsabilità nei confronti di Nino Crimi, Nicolò Trovato, Francesco Rosano e Maurizio Pignataro, il primo in qualità di mandante e gli altri di esecutori materiali, di una cruenta rapina in abitazione.

I quattro uomini, la notte del 23 gennaio 2015, dopo essersi introdotti all’interno dell’abitazione di una donna a Santa Maria di Licodia hanno colpito ripetutamente alla testa il suo convivente con il calcio della pistola e minacciando, brandendo pistole e coltelli, lesioni all’incolumità personale della donna, della madre e del convivente, ed erano riusciti a farsi indicare il luogo dove era occultata la cassaforte in cui era custodito il denaro, appropriandosi di 480mila euro.

I presidi tecnici, corroborati da attività di tipo tradizionale, inoltre, hanno fatto emergere un vasto traffico di cocaina, eroina, marijuana ed hashish, promosso da Nino Crimi, Salvatore Crimi, Gianni Santangelo, e gestito, tra gli altri, da Antonino Bulla e si è avuta conferma della circostanza che l’organizzazione Scalisi si riforniva di droga acquistandola dai Santangelo.

Nel corso delle indagini sono stati effettuati arresti e sequestri di stupefacenti, dei quali si riportano i più significativi:

• In data 12 maggio 2015, è stato tratto in arresto Rosario Galati Masaro ritenuto responsabile del reato di detenzione ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti. Ad esito di perquisizione, eseguita all’interno di un garage ubicato ad Adrano in via Galileo Galilei n.20, in possesso dell’uomo, sono stati rinvenuti 760 grammi circa di cocaina, in parte già suddivisa in dosi, 2 panetti di hashish, per un peso complessivo di 215 grammi circa, e 15 grammi circa di marijuana, e materiale utile per il confezionamento della sostanza stupefacente e 9 passamontagna.
• In data 15 settembre 2015, personale della squadra mobile, insieme con personale del commissariato di Adrano , in contrada “Pigno” in agro di Adrano, ha rinvenuto e sequestrato, a carico di ignoti, in aperta campagna, abilmente occultati sotto un cumulo di pietre, kg.1,130 di eroina, suddivisi in due panetti.

• In data 5 marzo 2016 è stato arrestato un pregiudicato ritenuto responsabile del reato di detenzione ai fini dello spaccio di  cocaina. Nel corso di un servizio di osservazione, il pregiudicato è stato sorpreso mentre, insieme con un altro giovane riuscito a dileguarsi, aveva prelevato un involucro contenente cocaina nascosto in un fondo agricolo, di libero accesso, nel territorio di Adrano, contrada “Passo Zingaro”. Il successivo controllo ha consentito di ritrovare e sequestrare, nascosti tra alcuni massi, 222 involucri contenenti cocaina per un peso complessivo di grammi 75 circa. Nella tarda serata il giovane riuscito a dileguarsi è stato identificato in Nicola D’Agate, il quale, vanamente ricercato, è stato indagato in stato di irreperibilità per concorso nei medesimi reati. Il successivo giorno 8 marzo D0Agate è stato posto in stato di fermo di indiziato di delitto.

• In data 8 marzo 2016, è stato arrestao Marco Ricca ritenuto responsabile dei reati di detenzione illegale di arma da fuoco clandestina, munizionamento, ricettazione e detenzione ai fini di spaccio di marijuana. Nel corso di una perquisizione eseguita in un fondo agricolo, con annesso fabbricato rurale, nel territorio di Adrano, contrada “Dagala”, di proprietà dell’uomo, sono stati ritrovati e sequestrati una pistola semiautomatica, marca Beretta, modello 35, calibro 7,65, con matricola abrasa, completa di caricatore rifornito di 7 cartucce, n.35 cartucce calibro 7,65 e grammi 6 circa di marijuana. Nel prosieguo dell’attività, all’interno del citato fabbricato, è stata rinvenuta attrezzatura varia, tra cui numerose lampade alogene, atta alla coltivazione in serra di piante di marijuana. La perquisizione, estesa al domicilio di Ricca, ha consentito, inoltre, di rinvenire e sequestrare, altri 538 grammi circa di sostanza stupefacente del tipo marijuana.