CATANIA – “Zero a zero e palla al centro”. È così che Raffaele Lombardo, ex presidente della Regione Siciliana, ha commentato la decisione della Cassazione che ha annullato con rinvio la sentenza emessa il 31 marzo del 2017 dalla Corte d’appello di Catania.
“Annullamento dell’assoluzione per il reato di concorso esterno, ma anche della sentenza di condanna per il reato elettorale aggravato dal patto politico mafioso – continua l’ex governatore -. Ma, purtroppo, non è una partita di calcio, ma è divenuta una partita tra le più importanti della mia vita, della vita di un cittadino perbene“.
L’ex presidente era stato assolto dalla Corte d’appello di Catania dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e lo aveva condannato a due anni, pena sospesa, per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, ma senza intimidazione e violenza.
Lombardo è finito sotto inchiesta nel novembre del 2010, quando era un politico in ascesa. Secondo le motivazioni della condanna di primo grado (in quella occasione era stato condannato a 6 anni e 8 mesi per concorso esterno alla mafia) avrebbe sollecitato, direttamente o indirettamente, i vertici di Cosa Nostra a reperire voti per lui e per il partito per cui militava.
Se per il giudice per l’udienza preliminare era stato creato un sistema organizzativo e operativo di cui facevano parte imprenditori “amici” ed esponenti della famiglia, non sono stati della stessa idea i giudici di secondo grado secondo cui l’ex presidente non era coinvolto con Cosa Nostra.
Ora, dunque, si terrà un nuovo processo per Raffaele Lombardo, che conclude le sue dichiarazioni mostrando la serenità e la determinazione di chi ha sempre lavorato per bene e ha combattuto la mafia con i fatti.