CATANIA – Come si vive nelle città siciliane rispetto alle altre dello stivale? Male, molto male. Secondo l’annuale dossier “Ecosistema Urbano” di Legambiente pubblicato pochi giorni fa, la qualità della vita nell’isola tocca picchi negativi davvero sconfortanti, con risultati decisamente poco invidiabili per quanto riguarda le principali città.
I Comuni siciliani occupano infatti le peggiori posizioni della classifica dell’anno corrente delle performance ambientali. I punteggi assegnati da Legambiente rappresentano la somma dei risultati qualitativi ottenuti da 17 indicatori che rientrano in importanti aree tematiche come acqua, aria, energia, mobilità, ambiente urbano e rifiuti.
La meno peggio delle città locali è Caltanissetta che si piazza alla posizione numero 81 con un punteggio di 44,67 tra i centri urbani di Bari e Taranto. Dalla città nissena in poi, è tutto un calvario. Troviamo infatti Enna (83), Messina, (84) e Ragusa (86) che riesce a posizionarsi in graduatoria davanti a Roma.
Più staccate risultano Trapani (97), Siracusa (99), Palermo (100), Agrigento (103) e, infine, la città di Catania che chiude mestamente in classifica nella posizione 104 con appena 30,88 punti. Proprio il capoluogo etneo riesce a meritarsi questo disastroso primato in virtù dei risultati striminziti evidenziati in diverse aree tematiche.
Sono numerosi i dati che condannano Catania come peggiore città d’Italia. Sfogliando il dossier, il primo indice ostile al capoluogo etneo è quello della mobilità sostenibile e dei trasporti. Catania risulta essere sprovvista di un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, il progetto approvato nell’agosto 2017 dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Sulla stessa barca si trova anche Palermo, mentre la situazione risulta essere diversa a Messina dove è stato recentemente avviato l’iter di realizzazione.
Nella città dell’elefante vi è poi una “carenza” di ferro. Secondo Legambiente, infatti, nel 2017 vi erano soltanto 2,1 km di binari urbani ogni centomila abitanti. Una situazione che non viene ingentilita nemmeno dall’apertura delle nuove tratte della metro esistente. Lunghi, invece, i tempi di attesa alle fermate del bus. A Catania viene addirittura registrato un ritardo record di ben 23 minuti, ben oltre la media europea. Per fare un esempio, a Strasburgo l’attesa del bus per i cittadini si riduce a soli 9 minuti.
Sempre in merito a trasporti e mobilità, a Catania, Messina e Palermo non si raggiungono ancora i 50 passeggeri per abitante, un dato da zero in pagella se raffrontato con quelli di altre città del nord Italia come Venezia e Milano. Triste anche il bilancio della pista ciclabile nel capoluogo etneo: soltanto 2,07 metri ogni 100 abitanti. Complessivamente, Catania è coperta da appena 11 km di pista ciclabile. Scarso anche il numero delle isole pedonali: 0,19 metri/quadrati per ogni abitante.
Altro tallone d’Achille della nostra città è il tema della raccolta differenziata. Nel report viene sottolineato lo spaventoso risultato del 9,3% che fa annaspare Catania nell’emergenza tra rifiuti e odori maleodoranti. Nel capoluogo, poi, si producono livelli di immondizia davvero impressionanti. Ogni singolo cittadino catanese è responsabile di ben 720 kg di rifiuti annui.
In tema di acqua, i catanesi si rivelano terribilmente spreconi. A Palermo, Siracusa, Ragusa, Trapani e Agrigento il livello di dispersione della rete idrica è superiore al 35% e a Catania si tocca addirittura il 45,5%. Sempre qui la popolazione residente servita dalla rete fognaria delle acque reflue è del 56%, un punteggio insufficiente. Insieme a Palermo (servita al 61%), Catania resta davvero indietro se si pensa che nelle altre province il dato oscilla tra l’80% e il 97%.
E il verde cittadino? Quasi completamente assente. Secondo Legambiente a Catania esistono appena 5 alberi per 100 abitanti. Ridotto anche il verde urbano fruibile, con 15,9 metri/quadrati a disposizione per abitante. Dalla somma di questi e altri dati si evince, senza alcun dubbio, che Catania rappresenta fedelmente l’esempio opposto di ciò che dovrebbe essere una città per essere considerata “a misura d’uomo”.
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