CATANIA – “La prossima volta non mi prenderete con tanta facilità”. Nel ’99, dalle campagne di Carlentini, ha lanciato questa sfida ai militari che lo avevano trovato durante la sua prima latitanza. E Sebastiano Brunno, uno dei cento latitanti più pericolosi, è stato di parola. Dal 2009, infatti, lo cercavano ma solo ieri sono riusciti ad arrestarlo.
Figura di riferimento del clan Nardo, con documenti falsi conduceva la bella vita a Malta. Tanto che quando lo hanno preso stava andando al ristorante insieme con il suo emissario di fiducia. Per finanziare lui e la sua famiglia lavorava la cosca, chiedendo il pizzo ai commercianti di Lentini e Scordia.
“Bravi mi avete trovato”. Da buon mafioso di rango si è complimentato ieri con i poliziotti delle squadre mobili di Catania e Siracusa che lo hanno beccato all’interno di una palazzina a tre piani nella località di San Pawl Il Bahar, a diciassette km dalla Valletta.
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E proprio il suo emissario è stato l’ago della bilancia. I poliziotti hanno, infatti, seguito gli spostamenti di quest’ultimo che l’altro ieri ha preso un aereo per Malta e poi con un taxi si è fatto lasciare nei paraggi del covo di Brunno.
Non un mafioso in pensione ma in piena attività. Brunno continuava a reggere la cosca Nardo dall’isola proprio grazie all’aiuto dei fiancheggiatori con i quali si incontrava personalmente. Questi erano dei veri e propri messaggeri che veicolavano gli ordini e i soldi fra la Sicilia e Malta.
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“Neddu a capra”, così era soprannominato Brunno, doveva espiare l’ergastolo per associazione per delinquere di stampo mafioso e per l’omicidio di Nicolò Agnello avvenuto nell’ambito della faida tra le cosche mafiose antagoniste Nardo e Di Salvo.
Ma ancora la partita è tutta da giocare. Ora infatti iniziano le indagini più serrate per ricostruire tutta la filiera che c’era dietro questo latitante.