RANDAZZO – Aria irrespirabile, finestre chiuse anche d’estate, odori nauseabondi che da mesi invadono via Bonaventura e la SS116. È questo il quadro denunciato con fermezza da Alfio Papa, cittadino esasperato di Randazzo, che ha deciso di rompere il muro del silenzio istituzionale con una diffida formale inviata a Comune, ARPA, ASP, Polizia Ambientale e Procura della Repubblica.
Così Randazzo soffoca tra fogna e silenzi
La segnalazione riguarda persistenti esalazioni fognarie che, secondo rilievi tecnici, potrebbero derivare da un collegamento anomalo tra rete fognaria e canali di scolo per l’acqua piovana: una “bomba sanitaria” nel cuore della città. Nonostante le denunce protocollate fin dal 30 agosto 2024, nessun intervento risolutivo è stato eseguito.
La svolta è arrivata solo l’11 giugno scorso, quando Papa ha inviato un “Sollecito Urgentissimo”, diffidando le autorità a intervenire entro 15 giorni, minacciando azioni legali per la tutela della salute pubblica e richiamando precise norme costituzionali e ambientali. Il tono è fermo, ma non sterile: «Non ho nulla da guadagnare – scrive – se non il diritto a respirare e vivere con dignità».
L’ASP conferma il rischio sanitario
A dare manforte alla denuncia è arrivata una nota ufficiale dell’ASP di Catania – UOS Igiene Pubblica di Adrano-Bronte, che conferma che il problema era stato già riscontrato nell’estate del 2024, dopo un sopralluogo congiunto con tecnici comunali. Allora, vennero rilevate acque maleodoranti nelle caditoie anche in assenza di piogge, ma da allora nessun intervento concreto è stato effettuato. L’ASP sollecita ora al Comune un’azione risolutiva, segnalando i rischi sanitari legati alla presenza di insetti e roditori.
La vicenda apre domande pesanti:
- Chi doveva intervenire e perché non lo ha fatto?
- Dove sono finite le relazioni tecniche del sopralluogo?
- Perché la salute pubblica è stata ignorata?
Alfio Papa chiarisce: “Questa non è una battaglia personale. È una questione collettiva. Randazzo merita rispetto. E respiro”.
La documentazione è stata trasmessa anche alla Procura di Catania, che potrebbe aprire un fascicolo per omissione d’atti d’ufficio o gestione illecita di reflui fognari, ipotesi aggravate dal possibile danno alla salute pubblica.
L’epilogo è ancora tutto da scrivere. Ma la città, intanto, aspetta risposte. E non può più aspettare.