Attori italiani sottopagati da Netflix: la contestazione del collettivo Artisti7607

Attori italiani sottopagati da Netflix: la contestazione del collettivo Artisti7607

ITALIA – Il cinema italiano negli ultimi anni ha badato più all’aspetto narrativo, seppur con le dovute critiche degli spettatori, rispetto a quello mostrativo puntando sicuramente meno alla componente spettacolare e focalizzando il materiale lavorativo su trame ripassate eccetto qualche novità significativa che ha permesso di alzare l’asticella verso una cinematografia internazionale e non di “nicchia”.

Se i film prodotti sulla penisola fossero a livello del doppiaggio italiano i ruoli nella macchina produttiva cinematografica sarebbero rovesciati. La qualità si paga, il cinema italiano ha davvero poco da offrire o i contratti stipulati da ambo le parti presentavano dei punti ciechi di non ritorno che hanno scaturito una lamentela attiva degli attori tricolore operanti sul colosso americano della “grande N”, meglio noto come Netflix?

Ogni campo subisce un’evoluzione ma il nocciolo della questione ricade soprattutto sulla tendenza degli italiani ad abbracciare nuovi generi e trame che puntino a stimolare l’immaginazione e l’opinione personale.

La partecipazione al testo dipende dalle competenze dei fruitori del contenuto ed ultimo, non per importanza, la comunicazione metalinguistica mette in rilievo il fatto di coinvolgere lo spettatore: un biglietto in prima fila per immergersi in un viaggio del corpo fatto di sensazioni sonore e visive.

Scoppia la protesta del collettivo Artisti7607

Tra le tante case cinematografiche, il collettivo Artisti7607 composto da Elio Germano, Neri Marcorè, Claudio Santamaria, Michele Riondino, Alberto Molinari e Carmen Giardina ha deciso di intraprendere un’azione legale contro Netflix, il noto servizio di streaming conosciuto come il gigante rosso, affermando che la piattaforma elargisce compensi inadeguati rispetto alle opere audiovisive trasmesse. Il collettivo denuncia una distorsione nella formulazione dei compensi e sostiene che la piattaforma sfrutti le opere senza fornire alle società di raccolta dati completi sull’utilizzo e sottraendosi così all’obbligo di remunerare adeguatamente gli artisti, come previsto dalla direttiva copyright.

Cinzia Mascoli, presidente del collettivo, afferma che questa situazione è l’esito inevitabile di negoziazioni sterili e prolungate, durante le quali la piattaforma non ha rispettato gli obblighi di legge e non ha fornito informazioni dettagliate sullo sfruttamento delle opere, sul numero di visualizzazioni e sui ricavi generati nel corso degli anni. Questi elementi sono fondamentali per garantire una remunerazione adeguata per gli artisti, anche per opere di grande successo. Il collettivo si aspetta un sostegno e una vigilanza da parte delle istituzioni per proteggere i loro diritti, sottolineando che le norme necessarie sono già presenti e devono essere applicate.

Una situazione simile a quella del diritto d’autore che detiene la proprietà intellettuale dell’opera, in questo caso viene meno la professionalità lavorativa delle figure prime citate.

La risposta di Netflix

Dall’altra parte, Netflix afferma che le trattative sono state complicate a causa della frammentazione degli attori in diverse organizzazioni e ribadisce il proprio impegno a remunerare equamente gli artisti e gli interpreti italiani. La piattaforma sostiene di aver raggiunto un accordo con Nuovo Imaie, ma non ha ancora raggiunto un’intesa con il collettivo Artisti 7607, che non ha fornito news dettagliate sulle prestazioni degli professionisti rappresentati.

Il quadro illustrato mostra una controversia legale in corso tra il collettivo Artisti 7607 e la piattaforma di streaming, con entrambe le parti che difendono le proprie posizioni riguardo alla remunerazione degli artisti e delle opere audiovisive.