Omicidio Lupo, l’ex suocero sentito in Tribunale: le denunce per stalking e il rapporto tribolato tra sua figlia e la vittima

Omicidio Lupo, l’ex suocero sentito in Tribunale: le denunce per stalking e il rapporto tribolato tra sua figlia e la vittima

AGRIGENTO – Il caso dell’omicidio di Salvatore Lupo, l’ex presidente del Consiglio comunale di Favara (Agrigento) ucciso a colpi di pistola il giorno di Ferragosto, è arrivato a un punto di svolta. Nel corso della giornata di ieri, infatti, è stato fermato l’ex suocero dell’uomo, accusato di aver premuto il grilletto con tanto di premeditazione. Giuseppe Barba (questa l’identità del fermato), 66 anni, è stato sentito davanti al gip del tribunale di Agrigento e ha gridato la sua innocenza.

Dietro l’accusa i presunti rapporti non proprio idilliaci tra Lupo e la figlia dell’accusato, nonché ex moglie della vittima, e le immagini delle telecamere di videosorveglianza. Sarebbero proprio quest’ultime ad avere incastrato il 66enne, dato che avrebbero immortalato la sua Fiat Panda parcheggiare proprio davanti al bar del delitto. All’interno della stessa, inoltre, sarebbero state ritrovate tracce di polvere da sparo.

Nonostante ciò, Giuseppe Barba si è proclamato innocente. “Non c’entro nulla“, le parole trapelate dal Tribunale. Salvo poi avvalersi della facoltà di non rispondere, come suggeritogli dal suo legale. L’avvocato dell’imputato, infatti, si sarebbe opposto alla convalida di fermo, sostenendo pure la nullità di alcuni accertamenti tecnici.



Ad aggravare la situazione dell’accusato, però, non ci sarebbero solo i dissidi economici e le immagini. Il rapporto tra la figlia e Lupo, infatti, non sarebbe finito nel migliore dei modi. Dietro ci sarebbero anche alcune denunce per stalking e aggressioni.

Tutti dettagli che potrebbero far pensare anche a delle ritorsioni nei confronti di Lupo. La palla adesso passa al giudice, che nelle prossime ore si pronuncerà sulla richiesta di convalida del fermo e applicazione della custodia cautelare in carcere, come chiesto dal procuratore Luigi Patronaggio e dai pubblici ministeri Paola Vetro e Chiara Bisso.