PALERMO – Il 15 luglio scorso un violento evento climatico ha sconvolto l’estate siciliana. Una vera e propria bomba d’acqua si è abbattuta sulla Sicilia, causando danni e disagi in gran parte dell’isola. Le città più colpite sono state Catania, Siracusa e Palermo, con il capoluogo che è stato teatro di un terribile nubifragio, il quale ha costretto addirittura gli automobilisti presenti in strada in quei terribili minuti a mettersi in salvo a nuoto.
Delle vere e proprie scene apocalittiche sono state immortalate a Palermo, con catene umane per portare in salvo anche i bambini. Se le questioni legate all’allagamento delle strade sono legate puramente a responsabilità, manutenzione e mancata innovazione della rete stradale (certamente non adeguata a fronteggiare tali eventi), una bomba d’acqua in piena estate è certamente un’anomalia.
Ovviamente non si tratta di un caso unico nel suo genere; d’altronde non è la prima volta che in estate si verificano temporali e rovesci, ma è pur vero che negli ultimi anni caratterizzati da pesanti cambiamenti climatici causati dal surriscaldamento globale e dall’inquinamento, ciò che in tempi normali verrebbe considerato anomalo è diventato normale. Dunque, ci si chiede, perché in pieno luglio bisogna assistere a scene caratteristiche del periodo autunnale o invernale?
Per rispondere a questi quesiti ci siamo rivolti al dottor Stefano Albanese, del Cms (Centro meteorologico siciliano), che ha analizzato innanzitutto quanto accaduto, definendo la bomba d’acqua del 15 luglio “un evento che rimarrà negli annali della storia meteorologica siciliana, in particolare di quella palermitana“.
Rispondendo alle questione apertissime del surriscaldamento globale e le conseguenze che esso porta, il dottor Albanese ha chiarito: “Abbiamo avuto una configurazione abbastanza rara. Più che parlare di stravolgimenti climatici, punterei l’occhio su un impianto atmosferico che si è venuto a creare abbastanza inconsueto. Tutti avevano previsto instabilità per quel giorno, in particolar modo nel pomeriggio. Un’instabilità che prevedeva la formazione di temporali che potevano sconfinare dall’entroterra alle aree costiere“.
Cosa è, però accaduto? “Noi avevamo in quota l’avvicinarsi di un impianto depressionario in quota, una ‘goccia fredda‘. L’asse di saccatura, avvicinandosi alle coste della Sicilia ha fatto sì che la situazione si destabilizzasse, primo fattore. Un secondo è quello legato ai venti; si è creato, infatti, un fattore di divergenza delle correnti. Avevamo un Nord-Ovest e un Nord-Est (quest’ultimo tipico del Golfo di Palermo). La divergenza e l’avvicinarsi di questo nucleo instabile, unito a l’orario nel quale quest’asse di saccatura è transitata nella zona ovest della Sicilia (orario con il massimo riscaldamento del suolo, quindi il massimo dell’energia che il suolo potesse, per così dire, ‘donare’) hanno portato al drammatico finale“.
Un “set di ingredienti“, così come definito dal dottor Albanese, che ha portato a una situazione catastrofica. “La ciliegina sulla torta – prosegue – è stato anche il transito del getto sub-tropicale sulla nostra testa, e questo ha contribuito a esasperare lo sviluppo di sistemi convettivi particolarmente intensi, in particolar modo quelli da asse obliquo ad asse obliquo, che sono i più temibili solitamente“.
Alla luce di tutto ciò che è stato spiegato nei minimi dettagli dal dottor Albanese, “quella che doveva essere una situazione di instabilità convenzionale, si è trasformata in un’ondata di maltempo senza precedenti. Il Palermitano, infatti, non è stato colpito da una sola cella temporalesca, ma da almeno tre. Inoltre, aggiungo, Palermo non è stata colpita in maniera uniforme. Abbiamo avuto la zona più colpita che è stata quella di Passo di Rigano, Borgo Nuovo, zona Uditore e Baida, dove sono è stato registrato un picco di 134 millimetri di pioggia. Di converso, ci sono state altre zone della città che non hanno visto neanche 1o millimetri di pioggia, tipo quelle occidentali. Una città divisa in due“.
“Questi temporali – conclude – hanno colpito quelle zone già di loro particolarmente sensibili a questo tipo di eventi. L’evento si cataloga come uno dei più intensi degli ultimi decenni. Prima di parlare di riscaldamento globale, però, ricordiamo che negli anni 30′, quando ancora l’argomento era un tabù, Palermo ha già avuto la sua alluvione. Abbiamo avuto a che fare con tutta una serie di incastri a livello atmosferico, che hanno dato origine a tutto quello che abbiamo visto“.
Fonte foto: Facebook – Nello Musumeci