Licata, al via la campagna del M5S contro le trivelle

Licata, al via la campagna del M5S contro le trivelle

LICATA – Una grande manifestazione a livello nazionale per dire no alle trivellazioni prenderà il via da Licata, il prossimo 9 novembre. Il Movimento Cinque Stelle – con l’organizzazione di Giuseppe Sicilia con il meetup di Licata – ha indetto una marcia nell’Agrigentino per protestare contro il decreto Sblocca Italia che agevola proprio l’attività di estrazione degli idrocarburi.

I dati sono allarmanti: solo le ricerche e le estrazioni nel Canale di Sicilia si estenderanno in un area di 12.908 kmq su 20.000 kmq di mare, per un totale di 10 milioni di barili estraibili. Con il sostegno di Greenpeace i pentastellati hanno lanciato l’hashtag #umarinunsispirtusa e partiranno da piazzale del Carmine alle ore 10,30 in corteo al quale prenderanno parte diversi deputati nazionali e regionali del Movimento.

Giuseppe Sicilia, coordinatore della protesta contro le trivellazioni per il Movimento Cinquestelle, ha costituito un tavolo tecnico – coadiuvato da Claudia Mannino – per informare i cittadini e i parlamentari sul grave rischio relativo alle trivellazioni effettuate in un fondale marino geologicamente instabile come il Canale di Sicilia.

Giorno 5 novembre ci sarà un importante vertice con i parlamentari nazionali che si svolgerà in Parlamento. Verranno infatti illustrate le varie problematiche di carattere tecnico-giuridico connesse alle autorizzazioni concesse alle società petrolifere.

Il team che illustrerà a Roma i vari cavilli relativi alle trivellazioni è composto dal direttore di Greenpeace Alessandro Giannì, dall’ingegnere Mario Di Giovanna presidente del comitato “Stoppa la piattaforma”, dall’avvocato Giacomo Cortese che fornirà un parere legale in merito al progetto “Offshore Ibleo”-

Intanto è notizia di oggi che è stato accolto un odg a firma della deputata grillina Giulia Di Vita che impegna il governo “a valutare indicazioni precise sul meccanismo di diniego a nuove autorizzazioni di ricerca, prospezione e coltivazione delle acque antistanti le 12 miglia dalle zone costiere”. Ciò nelle more di “arrestare definitivamente e nel più breve tempo possibile la deriva petrolifera, nell’interesse generale del Paese”.

“Non è una vittoria definitiva – afferma Giulia Di Vita – ma è comunque un impegno formale del governo che resta agli atti e indica un indirizzo ben preciso: salvaguardare ciò che è già sotto tutela dello Stato per scongiurare in futuro orrori come quello di aver tentato criminosamente di abrogare il divieto di ricerca di idrocarburi nelle isole Egadi, e nei golfi di Napoli e Salerno. Puntiamo più in alto. Ci sarebbe piaciuto lavorare a un testo per valorizzare e tutelare i nostri gioielli naturalistici di cui la Sicilia è piena e non dover stare ad arginare i danni di chi dovrebbe essere chiamato a proteggere l’ambiente e non a massacrarlo”.

La levata di scudi dei deputati del Movimento era scattata immediatamente dopo l’ufficializzazione del decreto. “Con un colpo di spugna – ha detto il presidente della commissione Ambiente dell’Assemblea regionale siciliana, Giampiero Trizzino – l’esecutivo Renzi spazza via una legge che blindava le coste più pregiate della Sicilia e rischia di spalancare la strada alle trivelle. E’ vergognoso che si possa solo lontanamente pensare ad una eventualità del genere. Mi limito soltanto a ricordare che nelle Egadi sorge la più grande area marina protetta d’Europa. Sarebbe questo il modello di tutela ambientale che offre il governo nazionale?”

Foto Flickr Campolo cc license