Autisti “contro” pendolari: la guerra tra poveri dell’AST

Autisti “contro” pendolari: la guerra tra poveri dell’AST

PALERMO – C’è chi paga e chi dovrebbe essere pagato. Ma, in questa vicenda, qualcosa manca. Nello specifico non rispondono presente all’appello gli stipendi di alcuni dipendenti, né alcune centinaia di migliaia di euro nella casse dell’Azienda Siciliana Trasporti, al 100% partecipata della Regione.

Questo secondo quanto emerso dal Consiglio di Amministrazione dell’AST, che ha avuto un ammanco di circa 170mila euro e che ha dato luogo a un’indagine della Guardia di Finanza. Insieme a questa, ne è nata un’altra parallela interna all’azienda.

Numeri che mettono i brividi e che sono ancora più eclatanti se si pensa che sono ben 75 gli autisti indagati su 150 che lavorano nel servizio pubblico locale. Una vicenda, che riguarda gli anni 2016-2016, che dà vita a uno scontro tra le diverse parti, ognuna con le sue ragioni.

Da una parte la società ha il torto di non aver pagato diversi stipendi ai dipendenti, ma che non può accettare da parte degli stessi un gesto del genere. Dall’altra gli autisti, che hanno la ragione di pretendere i soldi, ma che si sono resi protagonisti di un’azione molto discutibile, seppur giustificando il tutto come “acconto” degli arretrati. Questo, però, non toglie il fatto che ciò che è accaduto avrà mandato su tutte le furie l’utenza. Proprio quest’ultima sembra essere la più penalizzata, perché i pendolari hanno pur sempre pagato il biglietto, ma non sempre hanno ottenuto il servizio sperato.

Questo come viene messo in risalto anche dal sindacato della Fast Confsal, che, nella persona di Giovanni Lo Schiavo, ha affermato:L’AST/spa è al collasso: disservizi giornalieri e corse soppresse, autobus vetusti , inchieste giudiziarie in corso e una situazione debitoria non indifferente, dove purtroppo, l’ultima indagine della magistratura in merito ai soldi sottratti dalla vendita dei biglietti altro non è che la triste e amara conferma dello stato di degrado e di ‘mala gestio’ in cui versa la partecipata”.

Il tutto a vantaggio delle ditte private e con tanto rammarico per quanto sta accadendo. E con il dito puntato sempre verso gli stessi interpreti, la politica e gli amministratori che si sono avvicendati alla guida dell’azienda negli anni: La più grande società di trasporto pubblico dell’isola, socio unico regione siciliana, preposta a garantire i collegamenti in tutto il territorio regionale e il diritto alla mobilità, alla quale manca un serio piano industriale di risanamento e di programmazione all’altezza di una vera Spa, è stata da sempre destinata a soccombere alle società di trasporto private che beneficiano del contributo regionale e, nel contempo, considerata la cenerentola nel sistema del trasporto pubblico locale siciliano. Infatti, la miopia politica e l’inerzia degli amministratori succedutisi nel tempo, ha rilegato l’AST ai margini di ogni possibile azione di rilancio rispetto ad altre realtà di trasporti, ed è proprio per questo motivo che, oggi più che mai, è triste apprendere che, a causa dei ritardi degli stipendi, taluni conducenti di linea dopo aver prestato la propria attività lavorativa durante tutto il mese, fra mille difficoltà ma con spirito di abnegazione, si vedono costretti, loro malgrado, a ricorrere a tale tipo di spiacevoli azioni che mortificato la dignità degli stessi e ledono oltre modo l’immagine dell’azienda”.

Un problema di immagine e una dignità messa in cattiva luce, appunto, che, però, non deve diventare l’etichetta dei lavoratori né dell’AST stessa: “Ciò non esclude il fatto che i lavoratori dell’AST sono persone per bene che vivono la vita aziendale con grande senso di appartenenza. Ecco perché un gesto del genere, che va certamente censurato, non può comunque essere considerato come un mal costume diffuso e abitudinario. Semmai, sono i vertici aziendali e le istituzioni preposte che hanno l’obbligo e il dovere di garantire la puntualità delle retribuzioni mensili a fronte dell’attività lavorativa svolta da ciascun lavoratore”, ha concluso Lo Schiavo.

Dal canto suo, l’AST ha ribadito di essersi impegnata molto negli ultimi anni e di aver riportato la società ad alti livelli qualitativi. Ed è per questo che la notizia uscita nelle ultime ore non è stata presa di buon grado. Secondo quanto dichiarato, infatti, la partecipata paga regolarmente gli stipendi. I fatti, viene sottolineato, si sarebbero verificati circa 3 anni fa e, emergendo solo adesso, metterebbero in cattiva luce l’azienda e in discussione ciò che di buono è stato fatto negli ultimi tempi.

E mentre ai piani alti si discute, si indaga e si cerca di far luce su quanto accaduto, intanto, tra pareri e opinioni contrastanti, sembra che a piangerne le conseguenze e a rimetterci economicamente siano sempre lavoratori e pendolari, paradossalmente messi gli uni contro gli altri in una guerra tra poveri.