Aggressioni agli operatori sanitari, casi in aumento: l’intervista al dott. Gianluigi Morello

Aggressioni agli operatori sanitari, casi in aumento: l’intervista al dott. Gianluigi Morello

ITALIA – Mettere il camice e prestare assistenza ai pazienti diventa complicano per i sanitari che percepiscono il luogo di lavoro ormai come zona di pericolo, nel 2022 è stato registrato un aumento dei casi di aggressione ai medici e sanitari in Italia. Nel 2021 il Ministero della Salute ha rilevato 60 casi di violenza, mentre l’anno successivo sono saliti a 85. Questi numeri non rispecchiano la vastità e la frequenza del fenomeno in quanto, la maggior parte degli operatori sanitari non denuncia le aggressioni subite per paura di conseguenze maggiori.

Generalmente le aggressioni sia fisiche che verbali arrivano dai familiari dei pazienti, in quanto, dalla parte di chi attende le cure necessarie si sviluppa sofferenza e preoccupazione per i lunghi tempi di attesa e ritardi. Il fenomeno è di interesse sociale in quanto, quando un operatore subisce violenza viene messa a rischio la sua salute ma anche la qualità dell’assistenza ai pazienti e il diritto di tutti gli altri di essere curati. È intervenuto per approfondire l’argomento il dottor Gianluigi Morello direttore della U.O.C. di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Militello in Val di Catania.

L’intervista al dott. Gianluigi Morello

Il fenomeno di aggressione agli operatori sanitari è in aumento, e questo è ricollegabile alla crescita dell’esasperazione da parte del degli utenti che si rivolgono alle strutture sanitarie per ricevere cure gratuite, ma questo diritto gli viene negato. Perché sono aumentati i tempi di attesa – afferma il dott. Morello -, sono aumentate le liste d’attesa e per usufruire di una prestazione sanitaria spesso bisogna attendere di più di quello che si attendeva qualche anno fa, e questo crea nel cittadino una sorta di esasperazione. Con questo non voglio concedere nessuna attenuante verso chi commette atti di violenza ma lo Stato e noi operatori dobbiamo anche interrogarci sul perchè di determinati atteggiamenti, al fine di prevenire e di evitare che succedano“, sostiene il dottore.

I medici in fuga dagli ospedali

Questa condizione di insicurezza comporta disaffezione da parte degli operatori sanitari verso la propria professione e anche, in alcuni casi, una sorta di isolamento delloperatore che sovente rinuncia a delle forme di comunicazione con i pazienti o con i caregivers, proprio perché teme la minaccia o l’aggressione. “La maggior parte dei posti vacanti negli ospedali – afferma il dott. Morello – sono proprio nelle aree di emergenza. Essere in contatto con un pubblico arrabbiato o intollerante è un rischio che molti operatori non sono disposti a correre, per cui si registra una riduzione del personale che lavora nelle aree di emergenza che è un prezzo che poi paghiamo tutti, operatori e cittadini”, conclude il medico.

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L’importanza della denuncia

Il Ministero della Salute ha istituito un Osservatorio, che è un organismo che ha il compito di “osservare” e registrare tutte le forme di aggressione che si verificano nelle strutture sanitarie. L’Osservatorio sviluppa delle schede di reporting annuale – grazie al quale conosciamo i dati del 2021 e del 2022 -, in modo che i sanitari siano più stimolati a denunciare tutte le aggressioni di cui sono vittime. La denuncia serve a misurare la gravità del fenomeno e permette di mettere in campo elementi correttivi e di prevenzione.

Fonte foto “Pixabay”