“Tra il silenzio e il tuono” di Roberto Vecchioni

“Tra il silenzio e il tuono” di Roberto Vecchioni

Una lettera, un diario, un testamento. Allo scorrere delle pagine, la valenza introspettiva di questa lettura raggiunge proporzioni tanto impensabili quanto sconosciute al primo indizio del titolo.

Tra il silenzio e il tuono” (Einaudi 2024) del professore Roberto Vecchioni 81 anni il prossimo 25 giugno, cristallizza il suo tempo in cinquantatré lettere, tutte necessarie nessuna esclusa per entrare nel tempio dell’anima in cui verità e forza non possono darsi il cambio perché condividono la mira degli obiettivi.

È raro che un poeta del pentagramma musicale sieda tra gli scrittori dalla penna romanzesca. Quando il distillato sensoriale cade sul foglio, il verso si distende compiaciuto dello spazio fino a quel momento sottoposto a regole severe.

Tra il silenzio e il tuono” c’è una voce con tanta voglia di gridare al mondo la furia del dolore interrotta da brevi caroselli di felicità. La vita brancola tra le candeline di una torta di compleanno, come a voler dire che ogni soffio tenta di spegnere un incendio provocato dal respiro in piena attività.

Roberto Vecchioni cantautore, poeta, professore di italiano, greco, latino e storia nei licei classici, membro della Giuria dei Letterati del Premio Campiello, autore di saggi, recensioni letterarie, ospite di salotti culturali. Roberto Vecchioni padre di un figlio strappato alla vita a soli trentasei anni. Questa volta le note cedono il posto trascinate in direzione del debito con il dolore. La colonna sonora della disperazione viene sospesa per merito di un catalogo di ricordi assemblati secondo la compassione di tanti lustri. Al cospetto di un nonno dalla dubbia esistenza, Roberto Vecchioni dipana un groviglio emozionale ben argomentato con personaggi ora reali, ora immaginari, tutti insieme impegnati nella scrittura di una storia altalenante tra equilibri in serio pericolo.

Cinquantatré pagine di una vita che mentre concede o promette, sta già indossando una divisa da dittatore per distruggere il progetto iniziale.Troppo silenzio ritarda il tuono ma non ferma il suo feroce disegno. E l’amicizia e l’amore cadono come soldati in una guerra congelata da tempo.

Ognuno di noi desidera che qualcuno lo chiami amore. La ricerca di un altro sé disposto a rispondere alla voce errante sotto cieli disperati non sempre riesce a trovare consenso. Il ritorno a casa a mani vuote accelera il tempo del tuono compatibile a uno stato d’animo esploso dal guscio, sveglio da un lungo letargo tracciabile in ogni labirinto umano.

“E’ lì, in quello spazio raccolto tra cielo e mare, in quel silenzio ventoso, all’imbrunire di un sole calante, che s’acquieta il rumore fatuo del giorno, l’assillo del tempo; è lì, soltanto lì che l’uomo si trova faccia a faccia col mistero di vivere, ritratta il suo splendore e consuma la sua miseria, rimbalza le sue domande e ci invia frammenti di risposte che da sempre traduciamo in nuove domande, perché così si va, per squarci intermittenti di una luce intensa che ci arriva da lontano”.

Chiamami ancora amore” è il titolo di una delle più belle canzoni di Roberto Vecchioni che, nel 2011, lo condusse sul gradino più alto del Festival di Sanremo. Tredici anni dopo il poeta ha sradicato una frase della sua canzone per farne il titolo del suo romanzo. Da un ramo d’albero fruttuoso di idilliaci versi è nato un diario scritto sul binario di un coro a due voci.

Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
Tra il silenzio e il tuono
Difendi questa umanità
Anche restasse un solo uomo

Chiamami ancora amore

Perché le idee sono come farfalle
Che non puoi togliergli le ali
Perché le idee sono come le stelle
Che non le spengono i temporali
Perché le idee sono voci di madre
Che credevano di avere perso
E sono come il sorriso di dio
In questo sputo di universo

“Dal silenzio al tuono” si fa spazio il dialogo con un nonno immaginario che ascolta ma non sente, perché distratto come uno spettatore qualunque, perché lontano da Dio al quale si invoca la Verità sull’amore analfabeta della strada del ritorno.
Cinquantatré lettere fanno la spola da un mittente reale a un destinatario surreale. Mai incontro di parole fu più complice di un caffè per due. Il carteggio dà ospitalità a personaggi simbolo di un generoso raccolto della mano che sparge semi di cultura. Lo scambio epistolare tra un volto concreto e il suo riflesso genera poche divergenze che comunque vengono poi liberate da una profonda intesa chiarificatrice. Ancora una volta “Tra il silenzio e il tuono” torna a far parlare di sé colto in fragranza dalla felicità viandante tra i valori veri della vita. È inutile negare che le vibrazioni del passato siano parte viva del presente anemico di colori in grado di sorprendere i nostri ieri. Appena usciti dal tunnel la luce può accecare con il gioco del chiaroscuro via via sempre più docile da quel primo impatto infuriato. L’anima e il corpo non hanno alcun diritto di profanarsi a vicenda, il motivo è presto spiegato. Come farebbe il tuono a riposare se non fosse licenziato dal silenzio?

sara

Fonte foto Google/Ibs