Approvata la riforma delle Province: si chiude un’era

Approvata la riforma delle Province: si chiude un’era

PALERMO – Con 36 voti a favore, 11 contrari e 6 astenuti si conclude oggi la storia delle Province siciliane. Si aspettava da anni, tre per l’esattezza, da quando si iniziò a discutere della riforma delle Province. Tante le ipotesi fatte, abolizione totale, consorzi, città metropolitane, quantomeno ora abbiamo la certezza di una legge.

La riforma istituisce sei Liberi consorzi (che corrispondono territorialmente ad altrettante ex Province e più specificamente Agrigento, Ragusa, Siracusa, Enna, Caltanissetta e Trapani) e le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Ridisegnando l’assetto istituzionale nell’isola, la legge varata dal parlamento siciliano completa la riforma, approvata lo scorso anno, attribuendo funzioni e competenze ai neonati enti intermedi e manda definitivamente in soffitta le nove ex Province della Sicilia, attualmente rette da commissari. Il governatore Rosario Crocetta ha definito “un fatto storico” l’approvazione del ddl.

Non si avrà il “super-sindaco” che governerà tutta l’area metropolitana: anche nelle città metropolitane, infatti, bisognerà svolgere elezioni di secondo livello alle quali prenderanno parte sindaci e consigli comunali, per scegliere la guida della nuova struttura complessa. La modifica proposta alla norma prevedeva, invece, che il sindaco del capoluogo divenisse automaticamente sindaco della città metropolitana. Per essere eletti alla guida delle strutture di area vasta bisognerà, comunque, avere almeno 18 mesi di mandato residuo nelle proprie posizioni di provenienza, cosa questa che tende ad escludere, al primo giro, che le città metropolitane possano essere guidate, ad esempio, da Orlando e Bianco