I tre giorni caldi della politica siciliana tra intercettazioni, accuse e smentite

I tre giorni caldi della politica siciliana tra intercettazioni, accuse e smentite

PALERMO – Lo scoop è stato anticipato on line giovedì da l’Espresso. Un articolo da far tremare i polsi con un’intercettazione shock tra il presidente della Regione Rosario Crocetta e il suo medico di fiducia accusato dai magistrati di avere eseguito a Villa Sofia, una struttura pubblica, degli interventi di chirurgia estetica a spese dei contribuenti.

La frase di Tutino – a cui Crocetta non replicherebbe – riguarda Lucia Borsellino che, secondo quanto riportato da l’Espresso, “dovrebbe fare la fine del padre”. Dalla pubblicazione del pezzo on line è successo l’inenarrabile.

Matteo Renzi, Pietro Grasso e Laura Boldrini (ovvero le cariche più alte dello Stato dopo Mattarella) hanno immediatamente manifestato solidarietà a Lucia Borsellino mentre gli esponenti del Pd siciliano – lo stesso partito del presidente della Regione – hanno lanciato anatemi antimafiosi pesantissimi chiedendo il ritorno alle urne.

Su tutti Antonello Cracolici e Davide Faraone, tra i più attivi a picconare Crocetta. Il presidente era nel suo buon retiro di Tusa e tra una lacrima e l’altra si è recato dal fedele avvocato etneo Antonio Fiumefreddo per capire o meno l’esistenza dell’intercettazione incriminata.

La prima smentita della procura – da parte del procuratore capo Lo Voi – aveva di fatto placato la fronda interna dei democratici (inutile parlare delle lapalissiane richieste di dimissioni avanzate dalle opposizioni) ma l’Espresso, attraverso una nota, ha rilanciato 2 giorni fa dicendo che l’intercettazione è secretata e risale al 2013.

Così ieri l’ennesima giornata di passione. Lo Voi ha smentito l’esistenza dell’intercettazione in qualsiasi atto della procura e l’Espresso, in una nota del direttore Vicinanza, ha riconfermato tutto dicendo che i cronisti hanno ascoltato le parole di Tutino e ne hanno avuto riscontro da ambienti investigativi.

La direzione regionale del Pd – con un silente e metodico Fausto Raciti – ha sciolto ieri le riserve e si è detta pronta ad andare avanti con il governo Crocetta. Quest’ultimo però – ovviamente molto scosso dall’accaduto e dal clamore mediatico – non ha ancora sciolto tutte le riserve e ha affidato a Gucciardi il compito di sostituirlo in questi giorni di irrituale “autosospensione”.

Dove sta la verità? L’intercettazione esiste o non esiste? Appare quantomeno strano che autorevoli uomini di Stato – come il presidente del Senato Grasso – abbiano commentato con così tanta asprezza un’intercettazione che (forse) non esisterebbe.

Le parole di Lucia Borsellino su Tutino e Crocetta (“provo vergogna per loro”) sono un macigno. Si sussurra che proprio l’ex assessore alla Sanità abbia letto diverse intercettazioni tra il presidente e il medico di Villa Sofia parecchio pesanti.

Il quotidiano La Sicilia ha rivelato che si volevano appianare “le rughe del cervello” di Lucia Borsellino – secondo la consolidata esperienza del dottor Tutino in ambito estetico – mentre il Giornale di Sicilia e LiveSicilia hanno dato notizie di ulteriori colloqui “torbidi”. Tutino non sopportava la Borsellino e di questo non ne faceva mistero con il presidente che in un colloquio gli avrebbe detto: “Ma ora m’ha viru iu cu Lucia”.

Che nell’aria aleggiasse uno scandalo del genere era fatto noto. Lo ha confermato anche il deputato Pippo Digiacomo in un post su facebook e ha aggiunto che Crocetta si è circondato di “tirapiedi in malafede”.

Sono stati messi sotto accusa anche gli autori dell’articolo – Piero Messina e Maurizio Zoppi – e in particolare i trascorsi del primo: ex addetto stampa della Regione colpito dalla mannaia di Crocetta.

Probabilmente quella che si sta giocando in Sicilia è una resa dei conti tutta interna al Pd. La “polpetta avvelenata” girava da tempo e forse non è un caso che sia uscita dopo l’entrata in giunta di Gucciardi e alle porte dell’anniversario di Paolo Borsellino (e a questo proposito i parenti del giudice hanno chiesto a Crocetta di evitare di presenziare).

La testa di Crocetta la vogliono i renziani desiderosi di andare al voto e l’avvallo a questa operazione partirebbe direttamente da Roma. Sia il sindaco di Roma Marino sia Crocetta sono ormai uomini scomodi e invisi alle alte sfere dem.

Faraone è già in rampa di lancio ma il futuro è molto incerto. Anche nel 2010 la procura palermitana smentì l’iscrizione nel registro degli indagati di Renato Schifani ma poi la circostanza si rivelò veritiera.