Depositi rifiuti nucleari in Sicilia: la parola a sindaci e ad associazioni ambientaliste

Depositi rifiuti nucleari in Sicilia: la parola a sindaci e ad associazioni ambientaliste

SICILIA – Nelle ultime settimane, quasi in concomitanza con l’inizio di questo 2021, in Sicilia ha fatto discutere molto la decisione da parte del Deposito Nazionale Rifiuti Radioattivi di inserire i centri di Trapani, Calatafimi Segesta (TP), Castellana Sicula (PA), Petralia Sottana (PA) e Butera (CL) tra le aree in cui si potrà effettuare lo stoccaggio di rifiuti radioattivi. Dopo questa decisione si sono susseguite le reazioni da parte dei vertici degli enti locali, ma non solo.

La prima in ordine di tempo è stata  quella dei sindaci dei Comuni e in seguito anche della Regione Siciliana, all’interno della quale è stato costituito il Comitato tecnicoscientifico. Dopo è stata la volta della FDS USB Siciliadel Comune di San Vito Lo Capo (TP). La scorsa settimana infine è stato organizzato un incontro tra le Soprintendenze e l’assessore regionale ai Beni Culturali, Alberto Samonà, che ha ribadito l’importanza dell’azione volta a preservare il paesaggio della nostra isola.

In attesa di futuri sviluppi sulla questione, sono intervenuti ai nostri microfoni i sindaci di Butera, Petralia Sottana e Trapani, che hanno esposto in modo dettagliato le loro argomentazioni. Il primo cittadino di Butera, Filippo Balbo, ha spiegato come l’area, in prevalenza rurale, non sia affatto idonea per questa destinazione, soprattutto per la presenza di diversi vigneti, cantine e oleifici. La questione si è discussa anche in consiglio comunale.

È una scelta impropria – afferma Balbo – perché mai nessuno è venuto a vedere e ad analizzare fisicamente quello che c’è nell’area indicata come probabile deposito di scorie nucleari. In 150 ettari c’è un importante sito a vocazione agro-turistica, in quanto ci sono insediamenti agricoli tra i più importanti d’Italia, come le cantine Feudo Principi di Butera, di proprietà della famiglia Zonin, oleifici che esportano olio in tutto il mondo, vigneti e frutteti più importanti della Sicilia. Inoltre l’area è molto vicina alla costa, con 8 chilometri con insediamenti turistici di grande importanza. Noi daremo il nostro diniego assoluto e lo dimostreremo anche con le relazioni tecniche e specialistiche che stiamo cercando di realizzare. Faremo delle relazioni che manderemo al Ministero dell’Ambiente per dire il nostro no categorico. Al consiglio comunale di giovedì si è deciso di rifiutare la scelta della Sogin e mi hanno dato mandato per far redigere relazioni specialistiche. A questo scopo venerdì all’Assessorato Regionale al Territorio e all’Ambiente si è insediato il tavolo tecnico”.

Il sindaco di Petralia Sottana, Leonardo Neglia, ha puntato il dito sul rischi ai quali è esposto il territorio e sulla presenza nell’area del Parco delle Madonie.

Si tratta di unassurdità – spiega Neglia – perché non sono state prese in considerazione diverse cose. Prima di tutto la sismicità di livello 2 della zona, poi il vincolo idrogeologico, in quanto ci sono dissesti ed esondazioni del torrente Barbarino, e la produzione di erbe officinali e biologiche. Lì siamo a 15 chilometri dal Parco delle Madonie, all’interno del quale si trovano le faggete più meridionali d’Europa. Con gli altri Comuni abbiamo deciso di opporci a questa localizzazione e facciamo parte della Commissione della Regione, presieduta dall’assessore Totò Cordaro. C’è sintonia tra tutte le forze politiche e siamo al lavoro per presentare l’osservazione entro il 5 febbraio”.

Il primo cittadino di Trapani, Giacomo Tranchida, si scaglia contro il governo riguardo ai metodi di comunicazione e conferma l’attenzione per la natura del territorio e per il patrimonio artistico.

“Il governo prima comunica un’ipotesi e poi chiede se non funziona – sottolinea Tranchida –. È un metodo irresponsabile e noi ci opponiamo perché qui siamo custodi dei monumenti e degli sforzi dei giovani per puntare sul biologico. Abbiamo approfondito con gli ingegneri che non ci stanno 6-7 parametri fondamentali per consentire una cosa del genere. Siamo in zona sismica, ci stanno torrenti e dighe e siamo a un chilometro di distanza da nuclei abitativi di una certa consistenza. Noi preferiamo segnare un progetto di sviluppo e futuro e non siamo disponibili a suon di milioni a prenderci rifiuti prodotti altrove. Io gestisco solo quelli del mio territorio! Abbiamo prodotto le nostre relazioni la settimana scorsa all’assessore Cordaro e la presenza di faglie sismiche e il rischio idrogeologico sono evidenti”.

Dal canto suo il direttore dell’Area Protetta Biviere Gela, Emilio Giudice, afferma: “Qua c’è un deposito di rifiuti a bassa radioattività, ma la quantità deve essere ridotta perché c’è un piano di risanamento ambientale che risale al 1995. Per questo motivo l’area non doveva essere indicata a priori”.

Abbiamo cercato di interpellare anche i sindaci degli altri Comuni e diamo la possibilità di intervenire inviandoci una nota.

Fonte foto: pagina Facebook Alberto Samonà