Scuola, incertezza per oltre mille studenti disabili e operatori a Catania: Cisl contro ritardi nei servizi e “contratti pirata”

Scuola, incertezza per oltre mille studenti disabili e operatori a Catania: Cisl contro ritardi nei servizi e “contratti pirata”

CATANIA – A pochi giorni dalla riapertura degli istituti scolastici, sono circa 1.300 gli studenti con disabilità delle scuole della provincia di Catania, dalle scuole primarie alle secondarie di secondo grado, e oltre 1500 gli operatori qualificati per la loro assistenza per cui rimane ancora incerta la ripresa della frequenza scolastica o il lavoro regolare. Tutto ciò perché la maggior parte delle amministrazioni locali non avrebbe ancora predisposto il servizio.

L’allarme è stato lanciato dalla Cisl di Catania, con le voci del segretario generale Maurizio Attanasio, di Rita Ponzo, segretaria generale Fisascat Cisl, e di Armando Coco, segretario generale della Cisl Funzione Pubblica. Si chiedono perché ogni anno “questo servizio pubblico, obbligato dalla legge, debba avere mesi di ritardo nell’essere avviato, quando le amministrazioni locali, compresa la città metropolitana. Dovrebbero sapere che nella prima decade del mese di settembre inizia il nuovo anno scolastico”.

“In molti casi – osservano – e proprio quest’anno, non si tratta di mancanza di risorse, visto che i piani di zona prevedevano gran parte della spesa e che la Regione ha integrato con ulteriori fondi i piani di zona 2019 e 2020″.

I tre segretari aggiungono anche delle dichiarazioni riguardanti la tutela delle persone specializzate impegnate nell’assistenza dei diversamente abili.

La Cisl, così come aveva preannunziato nei lavori del suo ultimo congresso, con le federazioni di categoria Fisascat e la Funzione Pubblica, sta conducendo un’importante battaglia contro i “contratti pirata” e lo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori, specialmente nel sistema di cura e negli asili nido, dove “oltre alla grave situazione generata da ritardi di stipendi, c’è la rivendicazione della giusta retribuzione contrattuale e della conseguente contribuzione previdenziale, ledendo i diritti fondamentali dei lavoratori e la loro dignità”.

“Ai tavoli di concertazione sociale – sottolinea Attanasio – ho chiesto personalmente ai Distretti Socio Sanitari e alla Città Metropolitana di portare il costo orario del servizio a quanto stabilito dal Ministero degli Interni e dal CCNL delle cooperative sociali siglato dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative”.

A volte, secondo quanto denunciato dai tre rappresentanti della Cisl, sarebbero proprio le amministrazioni locali a indurre al sotto-salario, in quanto a volte, per la scarsezza delle risorse locali o la mancata programmazione del servizio avrebbero proposto alle cooperative “di eseguire le attività assegnate loro con somme inferiori a quanto stabilito dai contratti collettivi”. “Anche se non tutte sfruttano i lavoratori (ci sono esempi virtuosi) – spiegano – hanno accettato servizi proposti dagli enti locali che riportavano forti ribassi dalle tabelle economiche contrattuali”.

Per Attanasio, Ponzo e Coco servirebbero “un sistema unico di accreditamento e di retribuzione del servizio, controllo analogo promosso dalle stazioni appaltanti e linee guida chiare sulle figure professionali e i livelli economici utilizzati, così come il rafforzamento degli uffici sociali dei Comuni e i soldi del Pon Inclusione per arruolare personale”. Tra le proposte anche l’istituzione di un coordinamento provinciale e di un Osservatorio della cooperazione per evitare che i “contratti spazzatura”, promossi da “soggetti che guardano al profitto e non alla dignità della persona”, prendano piede, come purtroppo sta accadendo.

La Cisl di Catania, con le federazioni dei servizi e del pubblico impiego, sta mettendo in campo ogni possibile azione per tutelare e far rispettare le lavoratrici e i lavoratori che, spesso per la paura di non perdere anche quel lavoro sfruttato subiscono ogni sorta di angheria e sopruso, come essere pagati a 7 euro lordi a fronte di almeno 15 euro l’ora.

“La battaglia continua e non ci fermeremo – concludono Attanasio, Ponzo e Coco – Lavoro, diritti, salario e controlli sono le rivendicazioni che stiamo rassegnando ai Distretti e quindi ai Comuni. Certo l’esiguità del personale che presta la propria attività nei servizi sociali non consente spesso di poter avviare i giusti controlli, ma in qualche caso, manca proprio la ‘volontà’ di farlo”. La confederazione sindacale avrebbe già dichiarato, nei numerosi verbali sottoscritti in questi giorni nei nove Distretti che rappresentano i 58 Comuni della provincia, che riterrà “quelle amministrazioni che non controllando e non svolgendo il controllo analogo saranno complici di coloro che affamano e ricattano i lavoratori attraverso il Dumping salariale e contrattuale.