Rapporti insoddisfacenti e senso di vuoto: la paura della solitudine

Rapporti insoddisfacenti e senso di vuoto: la paura della solitudine

CATANIA – Quante volte ci sarà capitato di voler stare un po’ da soli per riflettere e mettere in ordine pensieri e idee, soprattutto durante dei periodi difficili. In alcuni casi può essere d’aiuto meditare su se stessi anche per stare bene successivamente con gli altri. Per determinate persone, però, la solitudine, anche momentanea, può creare disagio.

Ci sono soggetti, infatti, che soffrono all’idea di dover rimanere da soli e sono in costante ricerca di qualcuno che gli stia accanto. Come spiega il dottor Davide Ferlito, psicologo catanese, non è possibile trovare un’unica causa alla base di questa paura: il malessere, infatti, è spesso il risultato della nostra storia.

“In particolare, occorre attenzionare il periodo dell’infanzia in cui il bambino potrebbe aver sperimentato una considerevole condizione di abbandono, reale o percepito, o di trascuratezza emotiva da parte di una o più figure significative. In questo caso, può sviluppare un senso di pericolo, di ansia e di agitazione, senza avere però le risorse per poterlo filtrare ed elaborare. Così il futuro adulto acquisisce un senso di insicurezza e una bassa stima di sé che lo porterà a cercare protezione negli altri”.

Un altro motivo che può far sorgere la monofobia è la mancanza di autonomia dovuta agli atteggiamenti che i genitori hanno verso i figli, ovvero o svalutanti o iperprotettivi. “Nel primo caso abbiamo atteggiamenti diretti di squalifica e disconferma che lasciano al soggetto un’immagine di inadeguatezza e inettitudine – continua lo psicologo -. Nel secondo il bambino riceve un duplice messaggio, ovvero ‘ti voglio bene ma senza di me non puoi farcela’, giungendo così alla conclusione di non essere in grado di affrontare la vita da solo”.

Quando la paura di non riuscire a fare niente da soli e, dunque, l’esigenza di trovare una compagnia diventa molto forte, si giunge addirittura a perdere la libertà di scegliere di chi circondarci. “La fobia è così grande da accettare rapporti del tutto insoddisfacenti, a cui ci si attacca con le unghie e con i denti, pur di combattere il senso di vuoto – dichiara il dottor Ferlito -. In sostanza si sceglie quello che si reputa, erroneamente, il male minore, bloccando qualunque forma di evoluzione e cambiamento, precludendosi, in tal modo, anche la possibilità di instaurare rapporti profondi e soddisfacenti”.

Influenzando tutte le sfere di vita della persona, anche quella sentimentale è compromessa dalle scelte dettate dal malessere vissuto. “Il rischio è quello di sviluppare una forma di dipendenza affettiva dal proprio partner, rimanendo intrappolati all’interno di una relazione fondata più sulla funzione che quest’ultimo ha per noi che su solide basi – afferma l’esperto -. Viene, altresì, a mancare ciò che rende il proprio partner unico e speciale, in quanto il bisogno individuale farà da padrone nel rapporto e un suo eventuale cambiamento o l’incontro di qualcuno più attento allo stesso potrebbe comportare una grave crisi nella coppia”.

Essere coscienti del disagio e motivati a cambiare sono i primi passi per poter uscire dal tunnel della paura, anche grazie a un percorso di psicoterapia che può aiutare a ritrovare se stessi. L’ansia provata dal soggetto, con i suoi sintomi – conclude lo psicologo -, non è la vera causa del malessere ma rappresenta la tentata soluzione che lo stesso mette in atto a fronte di un problema più lontano ed è in questo terreno che occorre piantare il seme del cambiamento. Bisogna ascoltare quel bambino che ancora piange per non essere stato amato come avrebbe meritato e che non ha mai sviluppato la consapevolezza di potercela fare da solo, in modo da rendere l’adulto di oggi in grado di orientarsi lungo il sentiero della vita”.

Immagine di repertorio