Buongiorno Contessa, il viaggio dell’anima raccontato da Mariano Rigillo e Maria Teresa Rossini

Buongiorno Contessa, il viaggio dell’anima raccontato da Mariano Rigillo e Maria Teresa Rossini

CATANIA – I versi del XXVI canto dell’Inferno di Dante dedicato a Ulisse, le pagine di vita del mariuolo De Pretore Vincenzo di Eduardo De Filippo e la quotidianità a due dall’innamoramento all’appiattimento degli anni che scorrono raccontata da Stefano Benni in “Le piccole cose che amo di te”.

Sono solo alcune delle pagine di vita e letteratura raccontate sul palco del Musco nel delizioso spettacolo “Buongiorno Contessa”, scritto, diretto e interpretato con indiscussa bravura da Mariano Rigillo e Maria Teresa Rossini.

Un viaggio dell’anima, nell’elegante salotto degli anni ’30 dell’annoiata contessa Pizzardini Ba in compagnia del suo amato, forse amante, Aldo: musiche di Paolo Coletta, che spazia con la leggiadria di un volo di farfalla e la sapienza dei grandi artisti e letterati che hanno fermato l’istante con le loro opere tra sentimenti e fantasia. Tutto questo fino alla struggente e dolorosa interpretazione de “Le luci di Algeri”, di Gianni Guardigli, con la drammatica riflessione di due genitori che hanno perso i loro figli.

Lo spettacolo, con i continui e veloci cambi d’abito e personaggi in una scena che si trasforma di volta in volta diventando paradiso, inferno o spiaggia, è un cammino proiettato verso argomenti importanti come la vita e l’amore, dove i quattordici testi interpretati permettono un confronto psicologico e umano della condizione dell’uomo.

L’intera messa in scena riunisce momenti apparentemente diversi ma abilmente cuciti dalla maestria dei due attori capaci di trasportare l’attento e compiaciuto pubblico in una  realtà ricca di pathos, premiati con lunghi e meritati applausi.

Uno spettacolo intimo e delicato che sfruttando l’emozione di brani importanti come la prosa di Stefano D’Arrigo e della sua Ciccina Circè tratta da “Horcynus Orca” o la poesia de “Il mare” di Garcia Lorca, “O mare” di Eduardo De Filippo, passando da Prevert a Diderot.