CATANIA – Il Teatro Machiavelli, in collaborazione con l’Università di Catania, la Fondazione Lamberto Puggelli, L’Associazione Ingresso Libero, il museo internazionale delle Marionette di Antonio Pasqualino di Palermo con il sostegno di Cardivascular, dà il via a un cartellone teatrale dedicato all’Opera dei Pupi, riconosciuta nel 2008 dall’Unesco come Patrimonio orale e immateriale dell’umanità.
Cinque gli spettacoli in programmazione messi in scena dalla Marionettistica dei Fratelli Napoli e dalla Compagnia dei Pupi Vaccaro- Mauceri di Siracusa.
Primo appuntamento sabato 2 marzo, ore 21, e domenica 3 marzo, ore 18, con “La Rovenza Incantata” della Marionettistica dei Fratelli Napoli. Si continua il 30 e 31 marzo con “Rinaldo e Gattamogliere” storia interpretata dalla Famiglia Napoli. Il terzo appuntamento in occasione delle festività pasquali sarà dedicato alla rappresentazione sacra “Cristo al Golgota” messo in scena dall’arte dei pupi dei Napoli. Il penultimo spettacolo tratto dalle pagine dell’Orlando innamorato è affidato alla Compagnia dei Pupi Vaccaro- Mauceri di Siracusa con “Orlando e la rocca maledetta” in scena il 5 maggio, mentre il 25 e 26 maggio concluderà la rassegna “Rinaldo, Ginevra e l’Aspra legge di Scozia” pièce rappresentata dai Napoli, Maestri pupari catanesi giunti alla quinta generazione.
“Abbiamo deciso di inaugurare questo cartellone con “La Rovenza Incantata”– dichiara Davide Napoli – per incuriosire e soddisfare anche lo spettatore più moderno ed esigente abituato ai tempi televisivi e cinematografici e non solo l’appassionato di rappresentazioni puparesche, perché grazie alla particolare rielaborazione del testo di Alessandro e Fiorenzo Napoli, tratto da un anonimo cantare del XV secolo, vengono raccontati i legami che uniscono e contrappongono i più importanti protagonisti della storia dei paladini di Francia come Rinaldo, Orlando, Carlo Magno, Gano di Magonza e il gigante Malagigi”.
Gli spettacoli dedicati alla “dama Rovenza” sono stati negli anni un importante banco di prova per le “parratrici catanesi”, indimenticabile l’interpretazione della compianta Italia Chiesa, madre della penultima generazione dei Napoli, e offrivano ai pupari etnei l’occasione di escogitare nuove tecniche e movimenti scenografici per l’incalzante ritmo dell’intera messa in scena ricca di pathos e sentimento.
