Il siciliano diventa materia scolastica, da “possibilità” a “realtà”: si parte a settembre

Il siciliano diventa materia scolastica, da “possibilità” a “realtà”: si parte a settembre

PALERMO – Lingua o dialetto? Ancora oggi, in pochi sono riusciti a dare una soluzione a una delle domande che maggiormente fanno discutere i linguisti, siciliani e non. E, ad oggi, la questione è ancora più accesa: da settembre, infatti, il siciliano sbarcherà nelle scuole di tutta l’Isola come materia effettiva d’insegnamento.

Il nostro idioma è riconosciuto dall’UNESCO. L’ente internazionale estende geograficamente il concetto di “siciliano” anche alle zone della bassa Calabria e del Salento, nella Puglia meridionale. Una lingua (la chiamiamo così per semplificare il concetto) in continua evoluzione durante i secoli e che ancora oggi è soggetta a cambiamenti.

Le influenze linguistiche sul siciliano, riguardo la storia isolana, sono molteplici. Ogni popolo ha lasciato traccia della propria presenza sia negli usi, sia nelle tradizioni, ma anche, e sopratutto, nel modo di parlare ed esprimersi. Un concetto riscontrabile a partire dagli Svevi, primi fautori di una letteratura in volgare (illustre) siciliano.

Con l’anno scolastico che sta per cominciare, per la prima volta, il siciliano potrebbe diventare materia effettiva di studio nelle scuole. Dalla Regione Siciliana, fautrice di questa innovazione, le idee sembrano essere chiare.

L’Ufficio Scolastico Regionale (USR) ha già organizzato un tavolo tecnico, insieme con le quattro università dell’Isola (Palermo, Catania, Messina ed Enna) e la Regione stessa. Serve capire, infatti, come e quando la disciplina verrà insegnata.

Sono previsti due livelli precisi di insegnamento: uno rivolto alle scuole elementari e medie, l’altro, invece, alle scuole superiori in maniera più approfondita. La disciplina dovrebbe essere inserita all’interno di una materia letteraria.

Per la Sicilia, favorevoli o meno, si tratta di una scelta importante.