“Caricamu!”: Palermo e Catania, rivalità tra due tifoserie che non vogliono mai incontrarsi

“Caricamu!”: Palermo e Catania, rivalità tra due tifoserie che non vogliono mai incontrarsi

PALERMO – I fumogeni, le sassate, la risposta “feroce” da una parte e dall’altra, i soliti e tristi tafferugli.

I tifosi di Catania e Palermo, nella giornata di venerdì, hanno dato nuovamente vita a uno “spettacolo” che va contro ogni canone della vera passione sportiva. In occasione del derby tra Trapani e Catania (vinto 2-0 dai granata), la paura più grande, probabilmente, era quella di incombere in scontri tra la tifoseria rossazzurra e quella rosanero. Infatti, così è stato.

Tutto sarebbe stato causato da un’istigazione da parte dei tifosi del Palermo, che avrebbero atteso l’arrivo di alcuni mini-van dei supporters del Catania per poter lanciare fumogeni e bombe carta, rallentandone l’arrivo a Trapani. Nella testa degli agenti di polizia, quindi, è scattato un campanello d’allarme e si è cercato di evitare il contatto all’altezza della rotonda di via Oreto. Nulla di fatto, poiché i tifosi rossazzurrri avrebbero deciso di scendere dai mezzi e rispondere, andando contro forze dell’ordine e palermitani con mazze e ferri, ciò che di solito viene racchiuso in una singola parola: “Caricamu!” (Carichiamo, parola utilizzata prima degli scontri).

Ma quella tra Palermo e Catania è una rivalità acerrima, probabilmente tra le più accese di tutta Italia. Le origini sono antichissime, addirittura a quando si dovette decidere il capoluogo regionale: una questione, appunto, tra le due città, vinta dall’Aquila rosanero. L’Elefante, simbolo della città di Catania, quindi, fu costretto ad arrendersi e a portare rancore per quella decisione. L’attesa per ogni partita è tantissima, tanto è vero che entrambe le tifoserie non considerano derby nessuna partita al di fuori di Catania-Palermo o Palermo-Catania. Ogni pretesto, nel corso degli anni, è sempre stato utile per scontrarsi ed essere oggetto di polemiche, ma anche e soprattutto di episodi abbastanza gravi.

Il più recente risale al febbraio 2007, quando allo stadio “Angelo Massimino” di Catania, i tifosi rossazzurri e quelli rosanero si scontrarono al di fuori dello stadio con fumogeni, petardi e bombe carta. Ad avere la peggio fu l’ispettore di polizia Filippo Raciti, colpito al fegato da un oggetto contundente. L’allora commissario della Figc, Luca Pancalli, sospese per un turno tutti i campionati italiani e vietò al Catania di disputare le restanti gare interne nel proprio stadio. Vennero approvate alcune norme sulla sicurezza negli stadi e per tre stagioni consecutive furono vietate le trasferte alle due tifoserie. Grazie all’introduzione della tessera del tifoso, sette anni fa, il divieto venne “superato”.

Scontri Catania-Palermo (febbraio 2007)

Andando a ritroso, ritorna in mente il caso legato a Renato Miele, calciatore del Catania nella stagione 1981/82, che venne colpito alla testa da un oggetto lanciato da un tifoso rosanero. In quel caso, il Palermo perse la gara a tavolino. Fu una polemica abbastanza feroce visto che i calciatori rosanero stessi sostennero che Miele avesse ingigantito la cosa per far trionfare la propria squadra.

Gli scontri, però, non finiscono qui. Oltre alla rissa di Trapani nel 1989/90, quando, in un match di C1, i tifosi del Palermo giunsero nel settore ospiti per aggredire i tifosi del Catania, tra le due tifoserie ricorre una vecchissima “corsa allo striscione”. È famoso il gesto dei palermitani che, nella notte antecedente a una trasferta a Battipaglia, nella metà degli anni ‘90, strapparono ai “cugini” catanesi lo striscione “Pessimi Elementi” sul traghetto, esponendolo poi sottosopra.

Tuttavia, i gesti di rispetto non sono mancati: in occasione del funerale dell’ex presidente del Catania, Angelo Massimino, per esempio, sono stati presenti anche alcuni ultras del Palermo.

Fatto sta che, comunque, i tifosi rossazzurri hanno paragonato il viaggio di ieri a una vera e propria “Odissea: il ritorno a Catania è avvenuto “soltanto” alle cinque di ieri mattina.

Una rivalità in cui ogni palermitano e ogni catanese si ritrova dentro: a livello folkloristico, infatti, ci sono pochi avversari. Un ragazzo che magari va allo stadio per la prima volta, sentirà almeno in un’occasione il classico coro “Chi non salta è rosanero/catanese”, capace di far saltare, appunto, tutto lo stadio.

In molti, “odiano” sportivamente Palermo o Catania per semplice tradizione, rovinando il bello di questo sport e mettendo a rischio l’incolumità di molte famiglie che magari vorrebbero godersi una partita in assoluta tranquillità. Oggi, purtroppo, si deve assistere ancora ad atti di violenza che rovinano il bello di questo sport e che soffocano la volontà di appoggiare la propria squadra del cuore.