Omicidio Giordana: “In Priolo si sarebbe attivata una rabbia narcisista”

Omicidio Giordana: “In Priolo si sarebbe attivata una rabbia narcisista”

CATANIA – Ha ucciso la sua fidanzata, Giordana Di Stefano, con 40 coltellate ed è stato dichiarato capace di intendere e di volere, Luca Priolo. Inoltre, come riporta il quotidiano La Sicilia, l’imputato “mostra la capacità di partecipare coscientemente al processo” e “non ha una pericolosità sociale connessa a patologia psichiatrica”. 

Secondo i periti, “nel Priolo si sarebbe attivata una rabbia narcisistica” per “eliminare l’oggetto che osava minacciarlo e che l’aveva umiliato nella sua immagine di uomo”. E per il collegio “non ha un disturbo della personalità”. E non ne ha avuto neppure mentre commetteva il delitto: “Non c’è stato in quel momento né un obnubilamento della coscienza, né un deficit di memoria” scrivono i periti.

Nel processo sono state ammesse come parti civili i genitori, la sorella e la figlia di Giordana Di Stefano, che ha ‘perso’ il cognome del padre per ‘assumere’ quello della madre, assistiti dall’avvocato Ignazio Danzuso, che si è avvalso dei periti Maria Costanzo e Giuseppe Catalfo, e il centro antiviolenza Galatea, rappresentato dalla penalista Mirella Viscuso, con il perito Francesco Spadaro

Priolo, assente in aula, ha confessato il delitto fuggendo e riuscendo ad arrivare a Milano dove, grazie a indagini dei carabinieri di Catania, fu stato arrestato alla stazione ferroviaria. Il 26enne, difeso dall’avvocato Dario Riccioli, nega la premeditazione, ribadendo che il movente è da collegare a “un raptus del momento” dovuto alla “volontà di lei di non revocare la denuncia per stalking” nei suoi confronti. La prossima udienza si terrà il 9 maggio.