Alla Sicilia un altro triste primato: la cattiva gestione dell’acqua

Alla Sicilia un altro triste primato: la cattiva gestione dell’acqua

PALERMO – I figli d’Ercole litigano sull’accaparramento dei posti di sottogoverno alla Regione, Crocetta se ne sta in disparte, aspettando che si calmino le acque per poter dire la sua e potersi accaparrare i posti più ambiti e proliferi per un bacino elettorale, visto il prossimo appuntamento autunnale per “le Regionali”. La Giunta regionale dovrebbe tornare a riunirsi la prossima settimana per nominare i vertici di Crias, Ciapi, Interporti, Fondo pensioni, Iaes e chi più ne ha più ne metta, tutti contesi dal PD, con i suoi vari rappresentanti, da NCD (oggi diventata AP, ovvero Alternativa Popolare); poi dai Centristi per l’Europa rappresentati da D’Alia e Pistorio.

Nel frattempo apprendiamo che in occasione della giornata dell’Acqua, già anche in Sicilia si “festeggia”, l’Istat comunica che la Sicilia risulta ultima in tema di approvvigionamento e la prima, in fatto di cattiva distribuzione, per le reti colabrodo. Non ci possiamo lamentare, o bene o male, ma più nel male che nel bene, risultiamo sempre i primi o quasi alla pari dei primi. La settimana scorsa abbiamo avuto la notizia che la Sicilia è la pattumiera d’Italia, adesso, anche nell’accaparramento, nella gestione e nella tutela di uno dei sette elementi vitali come l’acqua, raggiungiamo un posto in graduatoria da far venire i brividi. In pratica, Palermo e buona parte delle città dell’Isola rischiano una perdita incalcolabile del prezioso liquido per una rete di conduttura vecchia, arrugginita e tipo colabrodo.

L’assessore regionale Vania Contrafatto, per l’occasione tira un pannicello caldo e dice che non c’è da preoccuparsi, perché la Regione è in possesso del Piano di gestione del distretto idrografico, idoneo a richiedere i fondi europei per intervenire e, quindi a magnificare le condutture idriche. Come se fosse realizzabile dall’oggi al domani! Veramente in passato ne abbiamo sentite di min… più eclatanti, infatti Palermo, Caltanissetta, Agrigento e tante altre località siciliane tornano pedissequamente e da più di mezzo secolo all’annuale problema idrico, mentre l’intera Sicilia, per bere, continua a consumare acqua imbottigliata perché non si fida per niente di quella pubblica.

Giuseppe Firrincieli