Passo indietro sulla 107, Cangemi: “Va bene, ma rimane la necessità di abolirla”

Passo indietro sulla 107, Cangemi: “Va bene, ma rimane la necessità di abolirla”

CATANIA – Con l’avvento del nuovo governo Gentiloni non sono cambiati molti ministri, quelli che c’erano sono rimasti tali o, come per Maria Elena Boschi, sono stati addirittura promossi. Sorvoliamo sulla ambiguità di questa decisione e invece passiamo a uno dei pochissimi ministri che è cambiato: il nuovo ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca è Valeria Fedeli, che ha preso il posto di Stefania Giannini.

Con la nuova ministra, nonostante le polemiche legate prima alla laurea e poi al diploma, si è percepita una nuova aria di cambiamento. Di che si tratta?

È stato fatto un piccolo passo indietro sulla legge 107, per capirci “Buona Scuola“.

Nel dettaglio: è stato momentaneamente messo da parte il vincolo che lega per tre anni un docente all’istituto, si potrà chiedere una singola scuola in cui andare (non più 5 come con la Buona Scuola). Inoltre l’insegnante potrà esprimere fino a 15 opzioni fra i vari ambiti o province, anche di diverse regioni. Tutto ciò con l’obiettivo di sterilizzare la chiamata diretta dei presidi.

Allora perché parlare di “piccolo passo”? Perché queste modifiche sono momentanee ed interesseranno solo l’anno scolastico 2017/2018.

Ciò che stupisce è che tutti i sindacati, eccezion fatta per Gilda, hanno sottoscritto questa modifica. Abbiamo allora intervistato Luca Cangemi, responsabile nazionale scuola del PCI (Partito Comunista Italiano), per capirne di più.

Il passo indietro è piccolo rispetto al necessario – inizia Cangemi – anche se comunque significativo. Ancora siamo ad un’intesa, dev’esserci il bando. Noi pensiamo che sia un piccolo segnale positivo, rimane però la necessità di abolire la 107, ripartendo da zero“.

Ripartire da zero ok, ma cosa costruireste?

Noi costruiremmo – continua il responsabile scuole del PCI – un metodo democratico non dipendente dal preside di reclutare gli insegnanti; inoltre si dovrebbero abolire lo School Bonus (cioè la possibilità di un finanziamento alla scuola da parte di un privato, ndr.) e il fatto che i presidi determinano parte dello stipendio dei docenti“.

Cogliamo la palla al balzo, cosa non va nello School Bonus?

È un colpo definitivo alla scuola del sud, se dai la possibilità alle industrie di finanziare le scuole è chiaro che le scuole dove ci sono le industrie avranno delle possibilità che gli istituti dei posti più isolati non avranno. Inoltre con sgravi fiscali pesantissimi, 65%, dai la possibilità al membro esterno di influire sulla scuola, uccidendo definitivamente la scuola pubblica, che poi è il vero significato della 107. La Buona Scuola va azzerata“.

La privatizzazione, che è un opinione, qualora fosse vera, perché si sta venendo a creare? Da dove nasce questa esigenza?

Eh, nasce perché la scuola può essere un grande business – conclude Cangemi – pensa ad una cosa sola, quanto immobili ha la scuola? Se le scuole diventano, com’è il loro obiettivo finale, fondazioni, puoi avere 100 edifici nel centro della città, dove non si può più costruire da 100 anni, dove puoi fare alberghi, ristoranti, insomma, qualunque cosa. È un patrimonio immenso che diventerebbe privato. Poi ci sono altri argomenti più complessi, come l’industria che può preparare gli studenti come operai a proprio piacimento o il fatto che le scuole potrebbero diventare a pagamento. Ma ripeto, basti pensare agli immobili…“.