Scuola: l’anno della riforma e del concorsone, la “bufera” dell’istruzione

Scuola: l’anno della riforma e del concorsone, la “bufera” dell’istruzione

CATANIA – Un 2016 pieno, a tratti tribolato, scandito da eventi che hanno segnato per sempre il settore scolastico e proteste da parte dei docenti… ma non solo.

A inaugurare i 365 giorni più chiacchierati dell’istruzione italiana, ci ha pensato il Miur, a febbraio, con l’emissione del bando del concorso docenti: il cosiddetto “Concorsone” che si è svolto tra aprile e maggio. Tante sono state le novità, ma anche le delusioni. Parliamo di tre bandi di concorso distinti: per infanzia e primaria, secondaria di I e II grado e per il sostegno. Il bando specifico per il sostegno è stato del tutto inedito. Ci sono state anche novità nelle prove di selezione, ovvero poca carta e più peso alla conoscenza delle lingue straniere.

Ma la “macchina sforna docenti”, ha avuto non pochi intoppi durante l’anno. S’è parlato da subito della disponibilità di 63.712 posti, ma solo per gli “abilitati all’insegnamento”. Da qui è nato anche l’hashtag #noalconcorsotruffa, che è servito a riassumere il forte malcontento serpeggiante soprattutto tra i docenti della fascia d’età 35-45. Grazie al cancelletto virale, si sono accomunati gli abilitati di II fascia, che insegnano da anni e hanno ritenuto ingiusto dover passare attraverso il setaccio di un concorso e quelli di III fascia che, al contrario, ritengono ingiusto l’essere rimasti fuori da questa eventualità concorsuale.

Sia il Codacons, sia Cobas e Confedercontributenti sono scesi in campo per appoggiare gli esclusi parlando di profili di “illegittimità” nel concorsone. Nello specifico la prova di stato per diventare docente è stata solo una delle novità che ha fatto da protagonista nell’anno appena trascorso. Si tratta della legge “Buona Scuola”, partorita dal governo Renzi, tanto innovativa quanto criticata. 

Una sequenza di scioperi, proteste e cortei che per tutto l’anno hanno animato le varie città siciliane da Palermo a Catania, da Siracusa a Messina. Il nodo da sciogliere è stato legato alla legge 107/2015, per la quale le valutazioni e le premiazioni dei docenti “sono affidate a ispettori che ricoprono il loro incarico non perché vincitori di un concorso, ma perché scelti dall’amministrazione secondo dei criteri con ampia facoltà discrezionale”.

È così che il grande obiettivo della “scuola di qualità” è diventato sempre più importante, ancora più urgente. Giuristi e politici hanno davvero preso a cuore la questione, mentre chi è sceso in piazza ha parlato di “scuola gerarchizzata”, quella del modello renziano.

La scuola, dunque, al centro del dibattito sociale e politico anche per tutta la durata dello svolgimento del concorsone che si è concluso il 31 maggio, portandosi dietro una sequela di polemiche senza precedenti. Centocinquanta minuti a disposizione per rispondere a otto domande di cui due a risposta aperta, ma i ricorsi non si contano.

La macchina va comunque avanti, nonostante i ritardi delle griglie di valutazione, emesse solo dopo la pubblicazione del bando di concorso, e tantissime persone sballottate su e giù per la Sicilia per poter sostenere la prova. 

Si arriva al momento del verdetto finale: siamo a fine agosto, inizi settembre. Nel frattempo ci sono ancora i precari a rivendicare la loro parte attiva nella storia. Dopo anni di onorato servizio negli istituti d’infanzia, hanno preteso l’assunzione durante una serie di sit- in davanti ai provveditorati, alle prefetture. 

Mesi di attese, di rimpalli e trasferimenti al nord per i più “fortunati”. A dicembre s’è parlato del rinnovo dei contratti dei docenti ed anche della possibilità di correggere le parti considerate “negative” della legge 107.

L’anno nuovo è iniziato, staremo a vedere.