Ragusa, agricoltori in ginocchio. “Ci stanno rubando la vita”

Ragusa, agricoltori in ginocchio. “Ci stanno rubando la vita”

SANTA CROCE “Non si può andare avanti così. Subiamo furti delle piantine da mesi e ogni volta perdiamo anche 5 o 10 mila euro: ci stanno rubando la vita”. Queste le parole di uno dei tanti agricoltori del Ragusano che da diversi anni stanno lottando contro una gravissima crisi economica, accentuata da una serie di furti a raffica in aumento negli ultimi anni.

I furti non riguardano i mezzi utilizzati in agricoltura ma la “materia prima”. Ad essere rubate sono, infatti, le piantine appena innestate dell’oro degli iblei: il pomodorino.

“Da diversi anni – confida un agricoltore di Vittoria che ha un’estensione di serre nel territorio di Santa Croce – di notte vengono a rubarci le piantine e ci distruggono. Non possiamo avviare la stagione della coltivazione e ci troviamo con un danno economico grossissimo che a volte tocca anche i 10 mila euro”.

Il fenomeno si è allargato a macchia d’olio in tutta la vasta estensione serricola dell’area iblea che vive principalmente di agricoltura e dei proventi del settore. “Da Scoglitti sino a Punta Secca ci sono stati moltissimi furti – prosegue l’agricoltore – e noi abbiamo cercato di salvaguardarci in tutti i modi ma è stato tutto inutile”.

Infatti nonostante le denunce alle forze dell’ordine la situazione non è cambiata. La grande superficie serricola non consente un controllo semplice del territorio e l’esiguità del numero di uomini a disposizione di polizia e carabinieri fa il resto.

“Lo Stato non ci tutela – spiega l’agricoltore – e ci sentiamo abbandonati. Siamo davvero allo stremo: come si può andare avanti così?”.

Parecchi lavoratori si sono organizzati facendo una colletta e pagando per la vigilanza privata dei loro terreni ma l’armonia è durata poco. Ben presto ogni agricoltore ha preferito dormire all’interno delle serre per sorvegliare il proprio “tesoro” tanto ambito dai ladri.

Le piantine rubate hanno un grande valore sul mercato nero e dietro di esse c’è un giro di svariate migliaia di euro. “È successo che abbiamo visto i ladri e siamo riusciti a metterli in fuga – conclude l’agricoltore – ma mi chiedo cosa succederà se un giorno uno di noi, arrivato allo stremo, possa compiere un gesto incauto”.

“Se uno di noi spara e ferisce uno di questi ladri quelli criminalizzati saremo noi. In carcere a passare i guai ci andremmo noi”. Con queste parole si conclude l’amaro sfogo di uno dei tanti lavoratori della terra che da settimane dorme in serra per tutelare il proprio lavoro.

Foto Flickr Policaro cc license